Bruxelles – La procedura d’infrazione contro la Polonia avviata dalla Commissione europea è stata accolta con favore dal presidente del gruppo parlamentare europeo socialista S&D Gianni Pittella. “Sosteniamo pienamente la decisione della Commissione europea – ha dichiarato Pittella- di avviare le procedure dell’articolo 7 (contro la Polonia)”. Il presidente dei Socialdemocratici ha anche esortato il presidente della Repubblica Andrzej Duda a seguire l’avvertimento della Commissione: “Sollecitiamo Duda a porre il veto alle leggi adottate la settimana scorsa dal Parlamento polacco e ad iniziare il processo di risoluzione di questa situazione”. Appello che Pittella ha lanciato anche a Jarosław Kaczyńsk, presidente del partito al governo ‘Diritto e Giustizia’ e al premier polacco Mateusz Morawiecki affinché “seguano le raccomandazioni inviate oggi dalla Commissione e cambino tutte le leggi incriminate”. “La Polonia è una parte vitale dell’Ue – ha aggiunto Pittella- e invitiamo il governo a tornare al tavolo dei negoziati per porre fine a questa situazione di stallo”.
Simile la posizione dei Verdi europei: “Era giunto il momento di aprire la procedura dell’articolo 7 contro la Polonia e siamo lieti che la Commissione europea abbia finalmente seguito i nostri ripetuti inviti – hanno commentato in una dichiarazione congiunta i due co-presidenti dei Verdi Ska Keller e Philippe Lamberts -. Le istituzioni europee hanno pazientato troppo a lungo con il governo polacco che ha smantellato il sistema giuridico nel paese”. Per Keller e Lamberts in più, tutti gli Stati membri “si sono impegnati a rispettare questi principi fondamentali” e nessun governo “ha il diritto di abbatterli”. Entrambi hanno però precisato che questa misura “non è destinata a colpire il popolo polacco” ma “il governo che non rispetta la separazione del potere nel paese.”
La decisione della Commissione europea di ammonire la Polonia, nonostante sia stata accolta generalmente con favore, è stata presa come spunto da uno dei maggiori Think tank sull’Europa, l’Istituto Jacques Delors, per mettere in luce ciò che non va nel funzionamento dell’Unione. Alain Dauvergne, consigliere del Jacques Delors, ha evidenziato che sebbene l’Articolo 7 del Trattato dell’Ue possa togliere il diritto di voto ad un Paese membro dell’Ue, dovendo contare sull’unanimità di voto di tutti gli altri 27 Stati, “resta di fatto, inattuabile”.
La Commissione europea, ha ricevuto appoggio ed elogio da Dénes Balázs, direttore di Hungarian civil liberties union, una Ong che si batte per i diritti umani con sede nell’Ungheria del premier euroscettico Viktor Orbán, che più volte ha rischiato di essere ammonito dalla Commissione Ue ed ora è schierato al fianco della Polonia, annunciando che voterà contro l’attivazione dell’articolo 7. “Apprezziamo l’azione e crediamo che questa volta l’Ue stia facendo la cosa giusta – ha dichiarato Balázs – perché proteggere lo stato di diritto negli Stati membri è di fatto responsabilità delle istituzioni dell’Ue”.