Bruxelles – Sulla Polonia pende il rischio di una grave procedura di infrazione europea per gli attacchi allo stato di diritto. Domani, la Commissione europea si riunirà e deciderà la sorte della Polonia, colpevole, in particolare di portare avanti una riforma della Corte Costituzionale che a detta di Guy Verhofstadt, presidente del gruppo liberale Alde al Parlamento europeo “smantella le democrazia”. “Ora è il momento di agire – ha sottolineato l’ex premier belga -. L’Unione europea deve prendere posizione contro il rovesciamento dello stato di diritto che sta mettendo in atto il governo del Pis”.
Nello specifico, Varsavia rischia l’applicazione dell’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea, considerato nei palazzi di Bruxelles “l’arma letale” mai usata e soltanto evocata per richiamare all’ordine l’Austria di Jörg Haider. Haider, leader del Bzo, forza di estrema destra che nel 2000 entro a far parte della coalizione di maggioranza, fin dalla campagna elettorale si mostrò apertamente sprezzante verso i valori dell’Unione e dei principi democratici.
Verhofsdat precisa che la mossa dell’ Ue non sarebbe mirata a punire i cittadini polacchi perché “il popolo polacco merita di meglio dal proprio governo” e la vice presidente dell’Alde Sophie In ‘t Veld, sostiene che l’Ue debba essere a fianco delle “enormi folle nelle strade delle città polacche” che ” dimostrano che il popolo polacco vuole che lo stato di diritto sia mantenuto” e che per questo “la Commissione ha il dovere di agire subito e salvaguardare l’integrità dell’Ue e i diritti dei suoi cittadini “.
La riforma polacca della Corte costituzionale, iniziata dall’ex premier Beata Szydło – sempre del partito Diritto e giustizia (Pis), che da pochi giorni è stata sostituita dal nuovo primo ministro Mateusz Morawiecki – ha scatenato diverse polemiche nella comunità internazionale. Uno dei punti più controversi, prevede che la Corte possa avere il potere di revisionare le sentenze degli ultimi 20 anni di tutti i tribunali di grado inferiore. Altre norme prevedono poi uno strettissimo controllo del Parlamento sulla magistratura.
Secondo il partito Diritto e Libertà, si tratta di una riforma necessaria, in quanto la magistratura non sarebbe stata adeguatamente riformata dopo la caduta del comunismo, e che per questo ha bisogno di essere riorganizzata. L’opposizione, ‘Piattaforma civica’, sostiene che l’obiettivo principale della nuova legge sarebbe porre gli iscritti del Pis al vertice degli organi giudiziari.
Se domani la Commissione dovesse decidere di proporre l’applicazione dell’articolo 7 e dunque di puntare a togliere il diritto di voto dei rappresentanti polacchi nel Consiglio dei Ministri Ue, la questione per diventare esecutiva passerebbe al vaglio degli Stati. Che non la approverebbero, perché è necessaria l’unanimità degli altri 27 Paesi (la Polonia esclusa, ovviamente) e il premier ungherese Viktor Orban ha già fatto sapere che voterebbe contro. Dunque i commissari potrebbero decidere di chiedere agli Stati di mandare solo un “Avviso” a Varsavia, iniziativa che passerebbe anche solo con il voto di 22 Stati membri, in seguito alla quale il governo polacco sarebbe tenuto a dare spiegazioni entro qualche settimana, pena le sanzioni, che potrebbero arrivare, appunto, alla sospensione del potere di voto.