Bruxelles – Adesso è ufficiale: l’Europa della difesa si farà. La ooperazione strutturata permanente in materia di difesa (Pesco) si ampia nel numero dei partecipanti e si istituzionalizza. Il mese scorso 23 Stati membri avevano manifestato l’intenzione di dare vita a un’unione in campi fino a oggi lasciati alle competenze nazionali. Il consiglio Affari esteri, riunito a Bruxelles, oggi ha dato seguito alle intenzioni delle capitali adottando la decisione formale per l’istituzione della Pesco, a cui nel frattempo hanno aderito anche Irlanda e Portogallo, portando a 25 il numero degli Stati membri partecipanti. Restano fuori Danimarca, Malta e Regno Unito. “A giugno ho detto che era giunto il tempo di svegliare la Bella addormentata del trattato di Lisbona, la cooperazione strutturata permanente”, ricorda il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. “Sei mesi dopo, sta accadendo”. La bella addormentata si è ridestata.
Agli Stati Ue decisi a istituire e procedere con la Pesco, il nuovo quadro permanente per la cooperazione nel settore della difesa consentirà di sviluppare insieme capacità di difesa, investire in progetti condivisi e migliorare la prontezza operativa e il contributo delle loro forze armate. In base alle regole che i governi hanno deciso di darsi, ciascuno Stato membro partecipante fornisce un piano per i contributi e gli sforzi nazionali. Questi piani nazionali di attuazione sono soggetti a una valutazione periodica, un modo di procedere diverso dall’approccio volontario che è attualmente la norma nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune dell’Ue. Le capacità militari sviluppate nell’ambito della Pesco rimangono nelle mani degli Stati membri che possono renderle disponibili anche in altri contesti come la Nato – a cui la Pesco non si sostituisce – o le Nazioni Unite.
Come funziona la Pesco?
La governance della Pesco avverrà a livello di Consiglio Ue, con gli Stati membri che resteranno dunque titolari di competenze riservate alla sfera nazionale. Le decisioni saranno prese all’unanimità dagli Stati membri, che si impegnano ad adottare per “inizio 2018” una lista di 17 progetti di cooperazione (tra cui l’istituzione di un comando medico dell’Ue, la mobilità militare, la sorveglianza marittima e la sicurezza informatica) per far partire l’unione della difesa. Saranno sempre gli Stati a sbrigarsela con i progetti di cooperazione, che resta un fenomeno intergovernativo. I Paesi membri “concordano tra loro le modalità e la portata della loro cooperazione e gestione di tale progetto”, e poi ne informano periodicamente il Consiglio sullo sviluppo del progetto, “a seconda dei casi”. Gli Stati intenzionati a proporre un progetto comune devono presentarlo “a tempo debito” per permetterne una discussione e un’analisi.
Negli allegati alla decisione di istituire la Pesco si legge comunque che gli Stati membri si impegnano ad “aumentare regolarmente i bilanci della difesa in termini reali, al fine di raggiungere gli obiettivi concordati”. Questo perché a livello finanziario il principio generale prevede che le spese operative derivanti da progetti realizzati nell’ambito della Pesco “sono sostenute principalmente dagli Stati membri”. I contributi del bilancio generale dell’Unione “possono essere erogati a tali progetti nel rispetto dei trattati e in conformità dei pertinenti strumenti dell’Unione”. La Pesco è comunque subordinata alla nuova revisione annuale coordinata sulla difesa (Card) e al Fondo europeo di difesa (Fes), attualmente in fase di sviluppo nell’ambito del programma europeo di sviluppo industriale della difesa. Il Fes fornirà incentivi finanziari per promuovere la cooperazione nel settore della difesa dalla ricerca alla fase di sviluppo delle capacità, compresi i prototipi, ed eliminerà la natura 100% intergovernativa della Pesco.
La supervisione di Mogherini
Per il finanziamento europeo dei progetti utili alla cooperazione in ambito di sicurezza e difesa l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini, “può formulare una raccomandazione” in merito all’identificazione e alla valutazione del progetto comune da finanziare. Mogherini comunque sarà responsabile di produrre relazioni annuali sullo stato di attuazione della cooperazione e il bilancio degli obiettivi raggiunti. Un compito che nei fatti conferisce all’Alto rappresentanti funzioni di controllo.