Bruxelles – “Voglio essere chiaro sulle responsabilità: questa lista non è una proposta della Commissione”. Mette le mani avanti, Pierre Moscovici. Il commissario per gli Affari europei, responsabile anche per dogani e fisco, vuole fare delle precisazioni sui paradisi fiscali e i Paesi le cui amministrazioni non collaborano nella trasmissione dei dati relativi agli accordi per il pagamento delle tasse delle imprese. Martedì i ministri dell’Economia dei Ventotto si ritroveranno a Bruxelles per approvare, tra le altre cose, la lista europea degli Stati restii a non spezzare i circoli viziosi in tema di imposizione fiscale. Lista europea, ma non dell’Unione europea. Una distinzione più che semantica. Vuol dire che “è stata stilata dagli Stati membri” e non dall’esecutivo comunitario, ripete Moscovici.
La sua è una parentesi in una conferenza stampa concepita per illustrare le nuove proposte in materia di contrasto alle frodi sull’Iva, ma senza che nessuno sollevi il tema è lui stesso a voler spendere due parole, quante ne bastano, su un tema slegato ma sempre di natura fiscale. Dopo gli scandali LuxLeaks e le rivelazioni sulle agevolazioni alle imprese, la Commissione si è posta come obiettivo quello i ridimensionare il fenomeno. Si dovevano creare meccanismo di trasparenza e sistemi di condivisioni delle informazioni tra Paesi, con una lista dei ‘cattivi’ che non intendono collaborare. Un lavoro, quest’ultimo, lasciato agli Stati, che su fisco e tasse hanno competenza esclusiva. Per quello che succederà da martedì in poi “sarà responsabilità degli Stati membri, e in gioco sarà la loro credibilità”, sottolinea ancora Moscovici, deciso a far capire a chi indirizzare le eventuali critiche e per ribadire chi ha l’onere di prendere decisioni in questo caso.
La lista che sarà presentata e approvata martedì in sede di Ecofin e non conterrà nomi di Paesi membri dell’Ue, non è previsto. Il documento riguarderà gli Stati extra-Ue. In base alle intese saranno gli Stati membri che dovranno scegliere su quali nazioni dovrà essere fatto un esame più approfondito perché ritenute “non cooperative”. Insomma, se non ci dovesse essere il nome delle isole Cayman, o quello di Panama, sarà per volere degli Stati. A dimostrazione che il detto “l’ha voluto l’Europa” è spesso abusato.