Bruxelles – Aula strapiena, governo italiano e difesa di Silvio Berlusconi che illustrano le loro posizioni, giudici che chiedono di capire come sia andata la storia. Dopo due ore e un quato è tutto finito. La prossima tappa, quella della sentenza, fra molti mesi. E’ la sintesi di quanto accaduto oggi nell’Aula della Corte per i diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa (che nulla ha a che vedere con l’Unione europea), a Strasburgo, dove l’ex premier ha presentato il suo ricorso dopo la decadenza da senatore per ineleggibilità a causa di una condanna penale per evasione fiscale in base alla legge Severino.
Tra gruppi di studenti e giuristi, soprattutto italiani ma non solo, la giudice Maria Giuliana Civinini, che rappresenta il governo italiano, ha sostenuto che “con l’applicazione della legge Severino che ha reso incandidabile l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non sono stati violati i suoi diritti”. Richiamando sentenze della stessa Corte di Strasburgo oltre che a pronunciamenti della Corte costituzionale italiana, la giudice ha detto che gli articoli 6 e 7 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo, invocati dai legali di Berlusconi, “non si applicano alle leggi elettorali” e che la legge Severino non stata applicata retroattivamente, visto che il premier è stato eletto al Senato nella primavera 2013, ovvero dopo l’entrata in vigore, a dicembre 2012, delle norme sulle condizioni per l’ineleggibilità.
Da un giudice erano stati chiesti chiarimenti sulle differenze di trattamento tra l’ex senatore Augusto Minzolini (per il quale l’Aula decisa la non decadenza pur dopo una condanna) e Berlusconi, Civinini ha spiegato che “la procedura seguita nei casi di Silvio Berlusconi e Augusto Minzolini è stata esattamente la stessa: la differenza è che per il primo si tratta di una non validazione del risultato elettorale (in quanto non eleggibile al momento delle lezioni, ndr), per Minzolini si tratta di decadenza”.
La difesa dell’ex premier, con l’avvocato Edward Fitzgerald, ha poi sostenuto che nel caso di Berlusconi “la legge Severino è stata applicata a fatti contestati per gli anni 1995-1998, quindici prima che la legge fosse adottata”. L’ex cav. ha aggiunto il legale “è stato privato del suo seggio con un voto in un Senato composto a maggioranza da suoi avversari: non era giustizia ma un anfiteatro romano in cui una maggioranza di pollice versi o pollici in alto decidono se uno va su o giù”.
Ora si attende la sentenza, che, secondo i tempi abituali della Corte (presso la quale il ricorso discusso oggi fu presentato nel 2013) non arriverà prima di sei mesi, forse anche un anno. Comunque troppo tardi per Berlusconi per potersi candidare alle prossime elezioni. Tra l’altro la sentenza non è immediatamente esecutiva e richiede una volontà politica del governo per applicarla,ma non un obbligo, di fatto, se sarà contraria alla legge Severino. L’ineleggibilità scade comunque nel 2019, dunque Berlusconi avrà la possibilità di presentarsi alle elezioni successive a quelle del 2018.