Bruxelles – Sorpresa, la Brexit costringerà i britannici alla dieta. Già, perché l’uscita dall’Ue comporterà un aumento dei prezzi dei generali alimentari anche fino al doppio dei livelli attuali, in particolare in caso di ‘hard Brexit’, lo scenario di un’uscita britannica senza accordi. A lanciare l’allarme è Gabriel D’Arcy, amministratore delegato e presidente di LacPatrick, sulle pagine del the Guardian. LacPatrick tra i principali produttori di prodotti lattiero-caseari britannici. Latte, latte in polvere intero e scremato, yogurt, burro: la compagnia con sede in Irlanda del Nord esporta in tutto il mondo i propri prodotti (Africa, Medio Oriente, sudest asiatico, Americhe), che in Europa finiscono sugli scaffali, tra gli altri, di Aldi, Lidl e gruppo Spar. Il numero uno di LacPatrick non nasconde preoccupazioni. “Lasciare l’unione doganale in uno scenario di hard Brexit può portare il prezzo della carne a raddoppiare e quello del latte a crescere fino al 50%”. Passare ad accordi commerciali in regime di regole Wto vorrebbe dire che “una forma di Cheddar, importato oggi dall’Irlanda a 1 sterlina, verrebbe a costare 1,41 sterline”.
La situazione, dunque per i sudditi della regina Elisabetta, sembra essere meno rosa del previsto. L’indipendenza promessa da quanti invocavano la Brexit a gran voce rischia di non corrispondere a quanto promesso. “Il costo per il cibo è destinato a raggiungere livelli record”, avverte ancora Gabriel D’Arcy. Di fronte a questo scenario il governo potrebbe intervenire per calmierare i prezzi, un qualcosa però “che sarebbe destabilizzante, e che non è ciò per cui i britannici non hanno votato quando è stato chiesto loro di pronunciarsi sulla Brexit”. Potrebbe, però. E nella pratica in realtà, secondo l’ad di LacPatrick, nulla succederà per via degli impatti sull’inflazione generale. Di fronte a un livello salariale che resterebbe invariato, meglio un aumento dei prezzi degli alimenti che aumenti generali.
Oltre ai rischi per i consumatori ci sono poi le cattive sorprese per gli addetti del settore. D’Arcy non nasconde le “preoccupazioni” per i circa mille agricoltori che lavorano con LacPatrick in Irlanda del Nord, Paese le cui entrate dipendono per l’87% dall’Unione europea, da cui però il Regno Unito uscirà. Come se non bastasse, il governo May non sembra aver preso in conto le esigenze e le problematiche del settore. “L’impressione nell’industria è che non siamo rilevanti o sufficientemente rilevanti per ricevere un ascolto forte in ambito negoziale”, ammette D’Arcy. La Brexit, insomma, rischia davvero di essere un errore. Ma se ne accorgeranno soprattutto i britannici.