Roma – L’Italia diventa il Paese in cui i dati di traffico telefonico e web si conservano più a lungo: ben sei anni. È questo il limite per la cosiddetta ‘data retention’ fissato nella legge europea 2017, licenziata ieri in via definitiva dalla Camera dei deputati. Nonostante le critiche sull’eccessiva durata della conservazione – espresse anche dal Garante europeo per la protezione dei dati, Giovanni Buttarelli, in una intervista a Eunews – la norma è stata approvata senza modifiche e quindi diventerà operativa appena sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale. I dati e i metadati relativi alle telefonate e all’attività online di ogni cittadino saranno quindi conservati per sei anni nel caso dovessero tornare utili in sede giudiziaria.
Tra le altre misure previste dal provvedimento, uno sconto sulla bolletta energetica delle famiglie. La riduzione sarà il frutto della riduzione degli incentivi per le rinnovabili. “Le risorse derivanti dal minor fabbisogno economico” relativo agli “anni 2018, 2019 e 2020 rispetto al 2016”, stabilisce la norma, “sono destinate dal primo gennaio 2018 e per un minimo del 50%, alla riduzione diretta delle tariffe elettriche” applicate a famiglie e imprese non energivore.
Per le aziende ‘energivore’, quelle che hanno un enorme consumo elettrico, si prevede una revisione del sistema di agevolazioni. Nel testo approvato ieri, infatti, è assegnato al ministero dello Sviluppo economico il compito di riordinare la materia entro 30 giorni. Il titolare del dicastero, Carlo Calenda, dovrà ridefinire quali siano le imprese energivore quali le agevolazioni ad esse riservate.
Se la bolletta elettrica delle famiglie scenderà, potrebbe invece aumentare quella idrica. La legge europea 2017 prevede infatti nuovi controlli sulle emissioni degli impianti di acque reflue, e stabilisce che gli eventuali oneri derivanti da questa attività possano essere coperti aumentando le tariffe del servizio idrico integrato. Tra gli obblighi per il gestore unico è previsto quello della pubblicazione sul proprio sito web dei dati sui rilevamenti, misura introdotta con un emendamento che aveva mandato il governo in minoranza al Senato.
L’esecutivo ha scelto di non rimettere mano alla legge europea neppure per correggere l’altra modifica passata contro il suo parere e che riguarda l’etichettatura dei prodotti caseari. La legge impone l’obbligo di segnalare in etichetta, e non solo sui documenti di accompagnamento dei prodotti, tutte le informazioni sulla provenienza e la lavorazione dei formaggi. I prodotti con l’etichetta non aggiornata potranno comunque essere venduti fino a esaurimento scorte, ma non oltre i sei mesi dall’entrata in vigore della norma.
Il soggetto forse più coinvolto dalle misure introdotte con la Legge europea 2017 è l’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom), che ora avrà maggiori poteri anche sulla tutela dei contenuti coperti da copyright. Il garante potrà infatti imporre ai provider internet la rimozione di contenuti che violino il diritto d’autore. L’iniziativa può essere presa “su istanza dei titolari dei diritti” violati, e “qualora le violazioni medesime risultino manifeste sulla base di un sommario apprezzamento dei fatti e sussista la minaccia di un pregiudizio imminente e irreparabile per i titolari dei diritti”. All’Agcom spetterà anche il compito di sanzionare le violazioni delle norme europee sul roaming e sull’Internet aperta. Contravvenire a tali regole potrà costare dai 120mila ai 2,5 milioni di euro. Inoltre, il garante impone l’immediata cessazione della violazione e condanna l’operatore al rimborso delle somme addebitate in modo irregolare. Insiem con i nuovi oneri, la legge attribuisce all’Agcom 1,4 milioni di risorse aggiuntive a partire dal 2018.
“Con la Legge europea appena approvata”, ha sottolineato il presidente della commissione Politiche Ue di Montecitorio, Michele Bordo, “chiudiamo 12 contenziosi con l’Ue”. Si tratta di 3 procedure di infrazione e 8 pre-infrazioni, la cui archiviazione dovrà però essere certificata dalla Commissione Ue. Se l’esito sarà positivo, l’Italia scenderà a 61 infrazioni ancora aperte, riporta il deputato Pd, secondo il quale “si tratta di un risultato senza precedenti, se si considera che a febbraio del 2014 pendevano ben 119 procedure sulla testa del nostro Paese”.