La Commissione sviluppo regionale ha approvato la necessità di non calcolare nel 3 % dei parametri di bilancio le spese per gli investimenti produttivi in infrastrutture, occupazione e formazione
Si apre una breccia per la “Golden rule” negli investimenti, pensata già venti anni fa da Mario Monti che poi la ripropose da premier senza successo. Il seme però è stato gettato e comincia a gettare qualche arbusto. La Commissione sviluppo regionale del Parlamento europeo ha approvato in un rapporto, la necessità di non calcolare nel 3 % dei parametri di bilancio le spese per gli investimenti produttivi in infrastrutture, occupazione e formazione.
“L’approvazione del rapporto che indica le modifiche ai vincoli di bilancio degli Stati e delle Regioni per un più efficiente utilizzo dei fondi europei è una vera e propria svolta, dal punto vista politico e delle conseguenti scelte strategiche in chiave anticrisi”, spiega Andrea Cozzolino, vicecapo della delegazione italiana nel gruppo S&D. “Per la prima volta – spiega – un atto che indica chiaramente provvedimenti economici volti a superare le politiche di austerità, in primo luogo attraverso l’introduzione della golden rule sugli investimenti, viene sostenuto da un’ampia maggioranza che comprende anche i rappresentanti del Ppe, a partire dalla collega Erminia Mazzoni, relatrice della proposta”.
Per la relatrice Erminia Mazzoni (Ppe) si è trattato di “un grande voto che ha sconfitto l’asse franco-tedesco”.
Secondo Patrizia Toia, Pd, quello di oggi è “un altro passo avanti estremamente utile all’Italia”, ed infatti tutti gli italiani hanno votato a favore, “cosi come tutti i membri del gruppo S&D, compresi i tedeschi e i rappresentanti di quegli Stati che sono sempre stati contrari ad ogni forma di ‘allentamento’ dei vincoli di bilancio – aggiunge Toia -, ma altrettanto non si può dire dei tedeschi del PPE che in gran numero hanno votato contro”.
Per Cozzolino ora “è importante che la Commissione, il Consiglio e i singoli Stati membri colgano subito questa importante novità, adottando il più rapidamente possibile le misure anticrisi contenute nel provvedimento”. La priorità, spiega il deputato è appunto “lo scorporo dal calcolo del Patto di Stabilità per ogni finanziamento e cofinanziamento, nazionale ed europeo, investito per lo sviluppo, separando il gettito dovuto alle imposte (l’IVA in primo luogo) dal computo complessivo della liquidità su cui si definisce il Patto”.