Bruxelles – Nella sua conferenza stampa la scorsa settimana Carles Puigdemont ha assicurato di non essere venuto a Bruxelles “in quanto capitale del Belgio”, ma in quanto “capitale dell’Europa”. Lo ha fatto per eliminare ogni dubbio sul fatto che il governo del Paese lo avesse invitato per proteggerlo da un arresto da parte della magistratura spagnola. La sua presenza nel Paese è fonte di imbarazzo per il premier Charles Michel, che per evitare incidenti diplomatici con Madrid ha chiesto ai propri ministri di non effettuare nessun tipo di commento sulla situazione in Catalogna, anche se i suoi principali alleati di governo, il partito fiammingo della Nva, per bocca del suo stesso leader Bart De Wever , ha definito Puigdemont un “amico” assicurando: “Non gli volteremo le spalle”.
Ma se sarà emesso, come probabile, il mandato di arresto europeo per l’ex presidente, il cui vice è già in galera insieme agli altri 7 membri del governo che sono rimasti in Spagna, a decidere le sorti di Puigdemont sarà il tribunale di Bruxelles che, oltre ad essere la capitale d’Europa, è soprattutto la capitale del Belgio, il cui diritto deve rispettare. E non a caso il leader indipendentista catalano ha già un avvocato del Paese, Paul Bekaert, esperto in questioni di asilo e già difensore di sospetti membri dell’Eta, il movimento indipendentista basco, che questo diritto cercherà di fare rispettare.
Ed allora sarà la costituzione belga ad avere l’ultima parola, e questa costituzione parla chiaro: l’estradizione non può essere concessa per reati che non vengono riconosciuti dall’ordinamento del Paese. Il punto di volta è proprio qui: Puigdemont è accusato di ribellione, sedizione e questi reati non sono contemplati tra quelli riconosciuti in Belgio. L’articolo 5 della legge belga che recepisce il mandato di arresto europeo limita a 32 le infrazioni per cui questo può essere accettato. Ci sono partecipazione a un’organizzazione criminale, terrorismo, tratta di esseri umani, traffico illecito di droga o di armi, corruzione, frode, omicidio, stupro ma non certo “ribellione” o “sedizione” e nemmeno “malversazione”, il terzo reato che è imputato a Puigdemont. E allora la chiave starà appunto nella motivazione che la magistratura di Madrid darà al mandato di cattura. Se non rientrerà in quelli previsti dal codice del Paese i giudici lo rifiuteranno, che questo causi un incidente diplomatico o meno.
Inoltre l’articolo 4 dello stesso codice afferma che l’estradizione non deve essere concessa “se ci sono gravi ragioni per ritenere che l’esecuzione del mandato d’arresto europeo avrebbe l’effetto di compromettere i diritti fondamentali dell’interessato”, un altro punto su cui l’avvocato di Puigdemont potrebbe provare a fare leva.