Roma – Chiarezza normativa e sostegno agli onerosi investimenti necessari: è questa, in sintesi, la richiesta che proviene dal mondo delle imprese per abbracciare il cambio di paradigma dall’economia lineare a quella circolare. Esponenti del mondo industriale, accademico e politico si sono riuniti per discuterne, oggi a Roma, in occasione di un incontro organizzato da Eunews insieme con CiaoTech, società di consulenza che affianca le aziende nella progettazione di programmi che possano attingere ai finanziamenti pubblici, dal livello locale a quello comunitario. Solo in ambito europeo, la costola italiana di Pno Group “presenta ogni anno oltre 250 progetti e mette in collaborazione tra loro più di mille aziende”, ha spiegato Paolo Salvatore, Ceo di CiaoTech, sottolineando che quello dell’economia circolare può essere l’ambito ideale per creare sinergie transnazionali tra imprese. Il legame tra innovazione e transizione verso l’economia circolare è imprescindibile, secondo il manager. Innovazione che, aggiunge, deve riguardare anche la progettazione dei programmi e l’accesso ai finanziamenti.
A chiedere chiarezza normativa e “un quadro regolatorio che favorisca l’utilizzo dei sottoprodotti” è stato Andrea Bianchi, direttore dell’area politiche industriali di Confindustria. Per il rappresentante del mondo produttivo, “una delle regole fondamentali da stabilire è la definizione di cosa sia rifiuto e cosa sia sottoprodotto”. Un aspetto, questo, anche più importante del sostegno finanziario agli “investimenti ingenti” che occorrono per sviluppare l’economia circolare. Assistenza finanziaria che pure serve, visto che si stima un fabbisogno di “40 miliardi di euro in tutta Europa”. In questo ambito, il ruolo delle istituzioni europee deve essere giocato sia “in termini di finanziamento alla ricerca, ma anche di strumenti che agevolino” le imprese nell’accesso al credito, ha segnalato Bianchi.
Anche per Simona Bonafè, relatrice del pacchetto sull’economia circolare al Parlamento europeo, è “fondamentale la definizione tra rifiuto e sottoprodotto, perché su questo ci può essere una distorsione competitiva” del mercato unico. Una sorta di dumping tra stati membri sul trattamento dei rifiuti, che si avrebbe se un Paese considerasse come scarto da smaltire ciò che per un altro Stato membro è un sottoprodotto da riutilizzare. La deputata europea del Pd ha espresso “particolare piacere per l’invito di Eunews, perché l’incontro mette l’innovazione al centro del discorso sull’economia circolare”. In effetti, ha argomentato Bonafè, quello della ‘circular economy’ “non è un concetto rivoluzionario”, dal momento che esempi di riutilizzo e riciclo di beni e risorse “appartengono anche ai nostri nonni”. Sol che oggi, proprio “grazie all’innovazione tecnologica, si aprono possibilità maggiori”. Serve però un’accelerazione da parte della politica, ha suggerito l’eurodeputata del gruppo S&D, auspicando che le nuove norme arrivino “entro la fine dell’anno, perché le imprese sono già pronte per partire” con il cambio di paradigma.
Nella sala gremita di osservatori attenti, l’intervento di Giovanni Corbetta, direttore generale di Ecopneus ha suscitato molto interesse raccontando l’esperienza del consorzio che promuove il riutilizzo degli pneumatici. Corbetta ha invitato i presenti a considerare gli ingenti sforzi di “ricerca che stanno dietro a un prodotto che vediamo sempre nero e sembra sempre uguale”, ma che è “in continua evoluzione” alla ricerca di migliori prestazioni in termini di maggior tenuta, minore usura e minori consumi di carburante. Per Corbetta, lo sforzo deve essere quello di rendere l’economia circolare “sempre più conveniente”, in modo da adottarne i paradigmi “non solo perché ce lo dirà la legge, ma anche perché lo suggeriranno i bilanci aziendali”.
L’altro caso di studio, illustrato dal vice presidente di Eni technology licensing, Massimo Trani, ha mostrato come l’orientamento verso l’economia circolare abbia indotto il colosso italiano degli idrocarburi a “reinventare la raffineria”, per convertire gli impianti di lavorazione del greggio alla lavorazione di biocarburanti. Conversione che è in programma per lo stabilimento di Gela ed già avvenuta a Venezia, dove Eni è riuscita a “mantenere aperto l’impianto che avrebbe dovuto chiudere”, salvando “circa 300 posti di lavoro” e spendendo “un quinto di ciò che sarebbe servito a realizzare un nuovo impianto”.
Anche questa esperienza di Eni testimonia l’importanza dell’innovazione, che secondo Alessandro Ruggieri, rettore dell’Università della Tuscia, “funziona tanto più quanto più è diffusa”. L’Ateneo viterbese ha diversi progetti di ricerca in atto, e in particolare ne porta avanti uno sul piano europeo che ha ‘”l’obbiettivo di sviluppare politiche e sinergie comuni sull’economia circolare” tra le 17 regioni europee che partecipano al programma, ha riportato Ruggieri. A suo avviso, anche per lo sviluppo dell’economia circolare come in altri settori, un elemento critico è la “difficoltà a mettere in relazione mondo della ricerca e le imprese”. Si tratta, ha indicato il rettore, di un ostacolo che va rimosso, perché la “nostra ricerca, se non ha ricadute sul piano pratico per rafforzare l’economia del Paese, diventa inutile”.
Lo scambio tra i centri di ricerca e il sistema produttivo è fondamentale quanto quello tra le stesse imprese, se si vuole creare quella “simbiosi industriale” invocata da Filippo Giancarlo Martinelli, responsabile bioeconomia di PNO. Nel presentare i risultati della ricerca condotta sulle terre rare nell’ambito del progetto europeo Ree4u, Martinelli ha sottolineato “la necessità per le aziende di fare rete per innovare più velocemente” e avere “un interscambio di informazioni sui materiali di scarto” che favorisca la possibilità di creare filiere circolari. “Se l’Italia guida da un punto di vista normativo”, ha aggiunto il manager di Pno, “è compito dell’Europa favorire la creazione di piattaforme per il networking tra aziende, come già avvenuto ad esempio per i prodotti bio-based con il progetto Biopen“.
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