Bruxelles – La separazione dalla Spagna non è un’opzione percorribile, perché “nessuno in Europa riconoscerebbe l’indipendenza della Catalogna”. E’ duro e diretto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, il primo a esprimersi in modo così netto su una questione che finora ha visto tutti, in Europa, cercare di esporsi il meno possibile su una questione molto delicata. Eppure nella tradizione conferenza stampa che segue la riunione tra il presidente del Parlamento europeo e i capi di Stato e di governo dell’Ue in occasioni dei vertici del Consiglio europeo, Tajani decide di infrangere il muro del silenzio. Il messaggio è dei meno concilianti: al governo catalano proclamare l’indipendenza non conviene.
Barcellona rischia di ritrovarsi da sola. Anche per entrare nell’area economica europea occorre, prima ancora del voto degli Stati membri, che chi vuole entrare sia riconosciuto come Stato da tutti gli altri. Poi c’è la questione giuridica. L’Ue non può riconoscere la Catalogna in base al diritto. Come spiega Tajani, l’Unione europea riconosce il governo spagnolo e la Costituzione su cui si basa, e quindi un’eventuale secessione della Catalogna “sarebbe contro la legge”, nello specifico “contro la costituzione spagnola che è anche diritto europeo”. Da qui per Tajani il passo successivo è automatico: nessuna mediazione Ue, e anche qui il presidente del Parlamento europeo lo dice in modo chiaro e diretto. “Non intendo fare alcuna mediazione” tra Spagna e Catalogna, e questo per due ordine di ragioni: in primo luogo “perché non è competenza del Parlamento europeo farla”, e in secondo luogo perché “non intendiamo riconoscere la Catalogna come un interlocutore allo stesso livello del governo spagnolo”. Vuol dire che Tajani fa quadrato attorno al primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy. “Deve essere chiaro che la Catalogna non è uno Stato, ma una regione autonoma che fa parte dello Stato spagnolo”, e per l’Ue tale rimarrà. Quindi, in sostanza, la corsa dei catalani verso l’indipendenza “è un errore”.
“La posizione delle istituzioni e degli Stati membri è chiara: non c’è spazio per ogni tipo di mediazione”. Con queste parole anche il presidente del Consiglio europeo, Dinald Tusk, ha chiuso le porte alla Catalogna che chiedeva proprio l’intervento di Bruxelles per superare l’impasse e consentire quel dialogo con Madrid che non è mai iniziato. Per Tusk “tutti abbiamo le nostre emozioni, opinioni, valutazioni ma formalmente non c’è spazio per un intervento dell’Ue”.