In questo scorcio di autunno è la questione catalana a destare le attenzioni (e le preoccupazioni) degli europei. Dal referendum del primo ottobre – momento di massima tensione – ad oggi sono trascorsi giorni di intensi dibattiti. Molto si è discusso sulla legittimità del referendum, sulla correttezza o meno delle risposta di Madrid e sul significato da attribuire alle urne. Frequente un interrogativo: cosa accade – con riferimento all’appartenenza all’Unione europea – quando un territorio di uno Stato membro si dichiara indipendente?
La risposta, come sempre, non sta negli slogan dei politici, ma nelle parole dei trattati istitutivi dell’Unione europea. “L’Ue rispetta l’uguaglianza degli Stati membri davanti ai trattati e la loro identità nazionale insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali – recita l’articolo 4 del Trattato sull’Unione europea (TUE), che prosegue: “l’Unione rispetta le funzioni essenziali dello Stato, in particolare le funzioni di salvaguardia dell’integrità territoriale, di mantenimento dell’ordine pubblico e di tutela della sicurezza nazionale”.
In altri termini, le questioni interne ai singoli Stati membri sono, appunto, interne e Bruxelles si pone in una situazione di rispettosa terzietà. Ma il vero e proprio nodo sta nell’articolo 49 del Trattato, che disciplina i meccanismi necessari a che uno Stato possa entrare nel club brussellese, caso che potrebbe applicarsi, ad esempio, all’eventuale Catalogna indipendente.
Anzitutto lo Stato che fa domanda di accesso deve rispettare e promuovere i valori fondanti dell’integrazione europea, tra cui libertà, eguaglianza e stato di diritto. Sia l’EuroParlamento che i Parlamenti nazionali vengono informati di tale domanda. Ma ad esprimersi definitivamente è il Consiglio, ossia l’organo che rappresenta gli Stati membri dell’Unione e – questo il punto – i trattati prevedono lo faccia in modo unanime, dopo avere consultato la Commissione e a seguito dell’approvazione a maggioranza del Parlamento europeo. In base alle regole legali, non vi è alcun automatismo che garantisca ad un territorio di uno stato membro che diventi indipendente di entrare a far parte dell’Unione. La cosa è stata confermata dalla cosiddetta “dottrina Prodi”, esposta dall’ex presidente della Commissione europea e confermata dall’attuale esecutivo comunitario, secondo la quale un territorio di uno Stato membro che si renda indipendente deve superare tutta la procedura per un nuovo accesso all’Ue, da zero. Se vorrà, il nuovo stato dovrà dunque presentare formale richiesta e la sua candidatura dovrà essere accettata da tutti gli attuali stati membri, quindi – nel caso di Barcellona – anche dalla Spagna, verosimilmente contraria ad un simile scenario. Ulteriore discorso, quello che riguarda – su una scala più ampia – l’intera comunità mondiale: per il diritto internazionale, infatti, uno Stato può anche auto-dichiararsi tale, ma senza il riconoscimento da parte degli altri paesi, verrebbe di fatto isolato.
Diletta Paoletti @DilettaPblogger