Roma – “I nostri stati membri non sono veramente disposti” a sostenere i programmi di investimento in Africa per creare lo sviluppo e rimuovere le cause di migrazioni. “Non mettono i soldi sul tavolo”, accusa il primo vicepresidente della Commissione europea, l’olandese Frans Timmermans. In un italiano fluente, frutto dei suoi giovanili trascorsi romani, spiega ai cittadini di Siracusa chi sia il vero responsabile dell’assenza di un’efficace politica migratoria comune: la volontà dei Paesi membri.
Riferendosi ai circa 180 minori non accompagnati sbarcati oggi in Sicilia, salvati in mare dalla nave dell’Ong Sos Mediterranée, Timmermans ha invitato a uno sforzo di immedesimazione con i genitori di quei ragazzi: “Che disperazione devo avere per mandare mio figlio ad affrontare un viaggio così?”. Bisogna sostituire la disperazione di quei genitori con “l’ottimismo di una prospettiva di crescita economica per i loro Paesi”, suggerisce ancora il politico. A questo servono i soldi che però i 28 non sembrano intenzionati a sborsare. Dimostrano, secondo Timmermans, di non capire che “avere un amico vicino con uno sviluppo economico aiuta la crescita anche nostra, non solo dell’Africa”.
Alcun degli interventi dei cittadini accorsi al dialogo con il rappresentante dell’esecutivo Ue erano focalizzati sulle condizioni dei migranti nei centri di detenzione in Libia, e criticavano duramente i recenti accordi sottoscritti dall’Italia con la benedizione dell’Unione europea. “Chi non vuole un accordo con la Libia”, risponde l’olandese, “deve anche dire come troviamo una risposta sostenibile senza fare accordi con la Libia e con i Paesi vicini”. Quella di “accoglierli tutti” non è praticabile, “perché saranno milioni e questo nostro sistema sociale non può digerirli”, argomenta Timmermans. Quindi, aggiunge, “so che Marco Minniti (il ministro degli Interni, ndr) è stato criticato per quello che sta facendo, ma io non vedo alternativa”.
Certo, “le situazioni in Libia sono inaccettabili, orribili”, nei centri di detenzione, ammette il vicepresidente. Ma piuttosto che evitare accordi con i libici, “dobbiamo creare le condizioni perché tornino l’Unhcr e l’Oim per creare dei luoghi sicuri, con un’accoglienza accettabile” dei migranti, e lì “prendere quelli che possiamo selezionare” per farli venire nell’Ue. Così, prosegue Timmermans, “i trafficanti non avranno lavoro e noi stessi potremo scegliere chi portare in Europa”.
Sulla questione migratoria, però, “soluzione sostenibile vuol dire anche immigrazione regolare”, sostiene l’esponente dell’esecutivo comunitario. “Abbiamo bisogno di migranti”, spiega, perché “siamo un continente con uno sviluppo demografico che lo richiede, ma l’attitudine psicologica degli europei ancora non ce lo permette”. Colpa della “paura” che viene cavalcata da diversi politici nei vari Stati membri.
Alcuni di questi si trovano anche al governo, e questo complica l’avanzamento verso la gestione comune del fenomeno migratorio. Ad esempio sulla riforma del regolamento di Dublino sul diritto di Asilo. Trovare un accordo con il Consiglio e il Parlamento europei sulla proposta di riforma avanzata dalla commissione “è molto difficile ma è anche necessario”, secondo Timmermans. Il suo auspicio è che “si riesca ad approvare prima delle elezioni per il Parlamento europeo del 2019, perché ne abbiamo bisogno adesso”.