Bruxelles – Capacità e funzionalità della sede, accessibilità e facilità di raggiungimento, diritto allo studio, assistenza socio-sanitaria, continuità delle funzioni, presenza di altri organismi Ue sul proprio territorio. Sono questi i sei criteri fondamentali sulla base dei quali si deciderà dove ricollocare l’Ema, l’agenzia europea del farmaco da trasferire da Londra per effetto della Brexit. Diciannove le candidature, su cui oggi la Commissione ha condotto una prima valutazione. Ecco, candidatura per candidatura, i principali rilievi contenuti nell’analisi della Commissione:
Austria: Vienna è considerata una candidatura ‘forte’, una delle principali concorrenti di Milano. La valutazione della Commissione mette in luce però che “l’offerta non fornisce informazioni circa la capacità di Ema di mantenere lo staff attuale né quanto l’agenzia possa rimanere operativa durante la transizione”. Una questione non da poco. Se si chiarirà, la città potrà avere le carte davvero in regola. Quando alla sede fisica, l’Austria offre tre edifici per ospitare l’Ema, tutti disponibili per quando si concretizzerà l’uscita di Londra dall’Ue (29 marzo 2019). Per uno di questi, però, l’offerta “non indica la disponibilità di postazioni di lavoro, di un’area di ricezione, di archivi, e standard tecnologici”. Buoni i collegamenti aerei (solo per Bratislava ci sono pochi voli). Quanto al servizio con gli edifici dell’Ema proposti, ma “non è indicata la frequenza di tali connessioni” con lo scalo di Vienna. Le scuole ci sono, ma non sono indicati i regimi linguistici dei corsi eventualmente offerti ai figlio dei dipendenti Ema. A Viene c’è già l’Agenzia per i diritti fondamentali.
Belgio: sembra tramontare la candidatura di Bruxelles. Intanto è già la capitale dell’Ue e ha tutte le istituzioni comunitarie più il Consiglio unico di risoluzione (Single resolution board, Srb). Quanto all’Ema, il governo ha indicato due possibile sedi “senza fornire informazioni sul rispetto dei requisiti dell’agenzia o quando saranno disponibili”. Per le famiglie ci sono poi i rebus legati ad asili e scuole. L’offerta non specifica se ci sono asili nido, mentre per le scuole non è specificato il numero di posti disponibili.
Bulgaria: a Sofia non c’è una sede pronta per ospitare l’Ema. E’ in fase di realizzazione, e c’è l’impegno ad averla per l’1 gennaio 2019, e pienamente operativa per l’1 aprile 2019. Tuttavia non è specificato come saranno soddisfatti i requisiti per l’Ema. Sembra debole l’aspetto dell’accessibilità: da Sofia ci sono collegamenti verso 18 capitali europee (non tutte, dunque), e non è specificata la frequenza di questi collegamenti. Non sono fornite neppure le informazioni sui collegamenti aeroporto di Sofia-sede Ema. Carenti sono anche le informazioni sulle scuole: non sono specificati i numeri di posti disponibili, né la capacità linguistica per i corsi. C’è un piano generale per l’apertura di una scuola europea, ma non è chiaro quando ciò avverrà.
Croazia: non sembrano buone le premesse per Zagabria. Lo Sky Office offerto per ospitare l’Ema, rispetta i requisiti a parole, dato che non sono forniti dettagli “sulla maggior parte dei singoli requisiti” tecnici né viene precisato quando questi potranno essere resi disponibili. I collegamenti aerei sono carenti di informazioni: si parla di voli verso capitali dell’Ue ma non si dice quali, né la frequenza di tali voli. Non si sa nemmeno nulla della frequenza dei bus navetta da e per lo scalo. Non c’è poi niente che parli di accesso alla sicurezza sociale per figli e coniugi dei dipendenti Ema. Inoltre l’offerta non fornisce informazioni circa le tempistiche necessarie per assicurare la continuità lavorativa di Ema.
Danimarca: a Copenhagen fanno le cose per bene. L’edificio proposto come nuova sede Ema sembra rispettare tutti i criteri relativi a uffici, postazioni di lavoro, sale riunioni, ricezione, archivi, aspetti tecnologici. Dettagliata la lista di voli verso le altre capitali, con tanto di frequenza. Lo stesso vale per i trasporti che dallo scalo danese porterebbero alla nuova Ema. C’è un crono-programma dettagliato per assicurare la piena operatività dell’agenzia. Punti deboli: non è specificate se figli e coniugi dei dipendenti potranno avere accesso al sistema di welfare, e non sono specificati posti disponibili né le lingue dell’offerta didattica. Danimarca già ospita l’Agenzia europea ambientale.
Finlandia: Più debole rispetto a Copenhagen la candidatura di Helsinki. Sebbene si assicuri per tempo la fine della costruzione del palazzo concepito per l’Ema, “non si fa menzione della disponibilità di archivi, sistemi di telecomunicazione, reti di immagazzinamento dati e centri back-up di dati”. Le informazioni sui collegamenti aerei sono vaghe, e certamente mancano voli low-cost per Bruxelles. C’è un piano temporale che potrebbe assicurare all’Ema la piena continuità operativa, ma non è chiaro quanti posti disponibili ci siano nelle scuole per i figli dei dipendenti. Helsinki ospita già l’Echa, l’agenzia per le sostanze chimiche.
Francia: Lille promette di avere la nuova sede per gli inizi di marzo 2019, ma mancano informazioni dettagliate sulle tecnologie disponibili e, soprattutto, sugli standard di sicurezza. Non è è specificata la frequenza dei collegamenti con l’Ema. Offerta didattica per i figli dei dipendenti è garantita in inglese, italiano, spagnolo, ma non è chiaro per quanti studenti. Accesso al sistema sanitario garantito per tutti, l’Ema di Lille sarà pronta ad accogliere tutti i dipendenti il 31 marzo 2019. In teoria in linea con le tempistiche. Ma se qualcosa dovesse andar storto, la continuità di Ema sarebbe compromessa. In Francia ci sono già l’ufficio per le piante, l’Autorità per la sicurezza dei mercati (Esma) e l’Autorità europea delle ferrovie (Era).
Germania: il problema della Germania potrebbe essere la presenza su suolo tedesco di Bce, Easa ed Eiopa. A questo si aggiunge che la candidatura di Bonn per accogliere l’Ema “non fornisce informazioni specifiche sulle tempistiche per assicurare la continuità lavorativa di Ema”. Non è chiaro neppure quanti bus porterebbero dall’aeroporto alla sede dell’agenzia né quanto tempo ci vorrebbe per percorrere tali distanze. Carenti poi le informazioni relative ai corsi di studio offerti in lingua straniera.
Grecia: per Atene vale lo stesso discorso di Bonn e Zagabria, Sofia: non ci sono informazioni specifiche sulle tempistiche per assicurare la continuità lavorativa di Ema. Quanto alla sede, non tutte le informazioni su tutti i requisiti sono disponibili. Dettagliata l’offerta scolastica, figli e coniugi avrebbero la copertura sanitaria nazionale. Su suolo ellenico si trovano già Enisa e Cedefop.
Irlanda: rischia di pesare il caso Ryanair. Al momento della candidatura risultano collegamenti diretti in tutte le capitali dell’Ue a eccezione di Zagabria e Lubiana. Adesso la cancellazione di voli di Ryanair rischia di poter incidere nel piano di Dublino. E’ vero che la compagnia ha avvertito di disguidi ‘solo’ fino a marzo 2018, ma si guarderà a chi può offrire migliori garanzie. C’è poi l’incognita legata al funzionamento di Ema. “Secondo questo piano il trasferimento di Ema consentirebbe le sue operazioni ad aprile 2019”. Data vaga, potrebbe essere troppo tardi. Non si specifica inoltre per quanti studenti possono essere offerti corsi di studi in lingue straniere. A Dublino è già presente l’Eurofond.
Italia: Milano sembra avere le carte in regole per quanto riguarda l’accessibilità (aerei e treni), e garantisce copertura sanitaria a figli e coniugi dei dipendenti. A Milano Ema potrebbe iniziare a lavorare già a fine gennaio 2019, non compromettendo dunque l’operatività dell’agenzia. La Commissione è però dell’idea che la proposta italiana “non fornisce informazioni sulla capacità di mantenere e attrarre personale altamente qualificato da settori rilevanti”. Mancano poi le informazioni sui posti disponibili in classe. L’Italia ha già l’Efsa a Parma, l’Etf a Torino, e il Jrc a Ispra.
Malta: il punto debole del piccolo Stato membro è quello dei collegamenti. Solo 16 capitali su 27 avranno collegamenti diretti e piuttosto frequenti se l’Ema dovesse essere trasferita qui. A questo si aggiunge che nessuna informazione è stata fornita per nessuno dei requisiti legati alla sede ( uffici, postazioni di lavoro, sale riunioni, ricezione, archivi, aspetti tecnologici). A Malta c’è già l’Easo, l’ufficio di sostegno all’asilo.
Paesi Bassi: Amsterdam ha credenziali molto buone. L’aeroporto di Schiphol consente di andare e venire dappertutto (solo i collegamenti con Bratislava sono deboli), e gode di buoni collegamenti ferroviari internazionali. Ha un piano che garantirebbe la continuità operativa di Ema e un edificio disponibile di cui mancano però informazioni su archivi, tecnologie e sicurezza fisica. Non è indicata la frequenza dei collegamenti con l’aeroporto, e c’è chi sostiene che lo scalo di Amsterdam sia vicino alla saturazione. Per ora sembra comunque tra le favorite. Amsterdam è già la “capitale giudiziaria” dell’Ue: qui ci cono Europol ed Eurojust.
Polonia: a Varsavia l’Ema dovrebbe beneficiare di due edifici, uno dei quali però sarà completato nel quarto trimestre del 2019. Non è un caso se per la Commissione non è chiaro come potrebbe essere garantita la piena funzionalità di Ema durante la transizione e fino a che punto Varsavia sarebbe capace di mantenere e attrarre personale altamente qualificato da settori rilevanti. Quanto ai collegamenti aerei, ci sono informazioni solo su 11 capitali Ue. Mancano anche informazioni su asili nidi. Varsavia ospita l’agenzia Frontex.
Portogallo: anche qui il tallone di Achille è nell’accessibilità. Oporto ha voli diretti con 14 capitali dell’Ue. La città offre tre diverse location per la sede, ma per una di queste mancano tutte le informazioni circa i requisiti di funzionalità. Il piano indica “un generale impegno” per assicurare la continuità operativa di Ema. L’offerta portoghese tace poi sul capitolo relativo alle opportunità lavorative per figli e coniugi dei dipendenti dell’agenzia. In Porogallo ci sono già l’Agenzia per la sicurezza marittima e l’Ufficio per il monitoraggio delle droghe.
Romania: Bucarest ha un piano per garantire la piena operatività dell’Ema, ma sulla sede le informazioni non sono complete. Non proprio eccezionale la rete di collegamenti, con 23 capitali Ue su 27 servite da voli diretti e frequenti. Non è chiara poi la frequenza dei collegamenti aeroporto-agenzia. Si offrono asili nido e formazione primaria in varie lingue straniere, ma senza indicare il numero di posti per questi corsi in lingua.
Slovacchia: Bratislava metta disposizione un edificio che potrebbe essere pronto già a fine 2018. Mancano però le informazioni relative ad archivi e banca dati, livello tecnologico e standard di sicurezza. L’aeroporto internazionale offre collegamenti diretti solo con 13 capitali Ue, che si risolve secondo gli slovacchi con i collegamenti ferroviari Bratislava-Vienna. Per figli e coniugi dei dipendneti non è chiaro se è garantito l’accesso al sistema sanitario. Non si fa menzione di università che forniscono corsi in lingue europee, e sugli asili nido non sono specificati i posti disponibili.
Spagna: Barcellona è potenzialmente una candidatura ‘forte’, ma sulla città catalana rischia di pesare l’instabilità venuta a creare per il referendum sull’indipendenza della Catalogna. Ottimi collegamenti, un piano che consentirebbe a Ema di funzionare senza interruzioni, ottima qualità della vita. Unici nei della candidatura l’assenza di informazioni circa le lingue per l’offerta scolastica e l’assenza di informazioni sulla frequenza dei collegamenti con l’agenzia. Poi i fatti di cronaca si sono abbattuti su Barcellona. In Spagna ci sono comunque già tre agenzie Ue decentrate: Eu-Osha, Efca ed Euipo.
Svezia: Stoccolma sembra garantire una transizione tale da non fermare le operazioni dell’agenzia. La nuova sede dovrebbe essere pronta nel terzo trimestre del 2020, ma nel frattempo l’agenzia sarà ospitata in tre palazzi diversi che sembrerebbero soddisfare tutti i requisiti, anche se lo spezzettamento potrebbe non convincere. La candidatura svedese non offre tuttavia informazioni circa la capacità di mantenere lo staff corrente di Ema. Non tutte le capitali europee si raggiungono dall’aeroporto (23 su 27), e in alcuni casi il volo può durare anche più di quattro ore. Altro neo, non ci sono al momento scuole europee, che però la Svezia si impegna ad aprire l’1 gennaio 2019. In Svezia c’è già l’Ecdc.