Di Marco Bresolin, inviato de La Stampa a Tallinn
Doveva essere la cena per trovare le prime risposte alle questioni che riguardano il futuro dell’Unione Europea, ma ci si è fermati alle domande. Principale destinatario degli interrogativi (indiretti e discreti), Angela Merkel. Attorno al tavolo dei 27 capi di Stato e di governo (mancava solo lo spagnolo Mariano Rajoy, alle prese con la crisi catalana) tutta la curiosità era per il post-voto tedesco. In che direzione andranno i negoziati? Quanto tempo ci vorrà? Ecco, il tempo è stato uno dei principali protagonisti della cena di ieri sera a Tallinn. Perché le trattative per formare una nuova maggioranza a Berlino minacciano di tenere sotto scacco anche l’Europa.
E così ieri sera Donald Tusk, che aveva il compito di dettare il ritmo delle discussioni durante la cena al museo d’arte Kadriorg, ha invitato i commensali a non concentrarsi troppo sul «come» riformare l’Ue. È stato un incontro totalmente informale, senza un’agenda e senza documenti ufficiali da approvare. Nella sala c’erano solo i leader, seduti ai quattro tavoli che formavano un rettangolo. Paolo Gentiloni stretto tra l’ungherese Viktor Orban e il bulgaro Boiko Borisov, sullo stesso lato di Angela Merkel. Emmanuel Macron dalla parte opposta. Fuori tutti gli sherpa. «Informale» anche l’attività degli interpreti, invitati a «sussurrare» le traduzioni.
Emmanuel Macron, che martedì alla Sorbona ha svelato i suoi piani per il rilancio europeo, ha cercato di insistere per indirizzare la discussione sui contenuti. «Che ne pensate?». Un primo risultato lo ha portato a casa all’ora dell’aperitivo. Prima della cena, ha incontrato Angela Merkel per un faccia a faccia in una saletta dello Swissotel (dove oggi la Cancelliera vedrà Gentiloni). Merkel ha assicurato che da parte sua c’è «un ampio consenso» con Parigi sulle riforme necessarie per l’Ue. Se si fosse fermata qui, i liberali tedeschi – futuri alleati della Cdu – avrebbero avuto buoni motivi per agitarsi. E invece la leader ha aggiunto che «tuttavia dobbiamo ancora parlare dei dettagli». Ossia: siamo tutti d’accordo sul fatto che «l’Europa non può rimanere ferma», ma è ancora presto per definire la direzione in cui andare. «Niente fretta».
A oggi non ci sono le condizioni per intavolare una discussione seria sul «progetto Macron». Merkel ha fatto capire che forse si possono muovere alcuni primi passi nel campo della Difesa e della Sicurezza, ma sulla riforma dell’Eurozona al momento tutto è congelato. Prima di confrontarsi e discutere con gli altri Paesi, Berlino deve definire con certezza la sua posizione. E poi c’è un ulteriore motivo più pratico che ieri ha impedito al confronto di decollare: al tavolo c’era anche Theresa May (l’invito della presidenza estone ha stupito alcune delegazioni) e quindi sarebbe stato quantomeno inelegante (e per certi versi controproducente) esporsi davanti alla premier britannica sul futuro dell’Ue.
I leader – che oggi si riuniranno per affrontare le sfide dell’Europa digitale – hanno così definito una roadmap di appuntamenti che serviranno a intavolare le discussioni al di là degli incontri ufficiali (il Consiglio europeo di ottobre e quello di dicembre). Il 17 novembre ci sarà un Social Summit a Göteborg, in Svezia. Ma anche lì ci sarà da aspettarsi poco in concreto. Qualcosa potrebbe invece iniziare a intravedersi al summit dedicato al rilancio dell’Eurozona che Donald Tusk ha messo in agenda per dicembre. A quella data, se tutto va bene, i negoziati a Berlino saranno a buon punto e potrebbe essere più chiara anche la posizione tedesca. L’obiettivo di Tusk è di arrivare a una prima intesa già nel giugno del prossimo anno. Governo tedesco permettendo.
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