Bruxelles – Un periodo di transizione di due anni tra il divorzio dall’Unione europea e il nuovo partenariato, un periodo nel quale però per il Regno Unito varranno le stesse regole di quando era uno stato membro. Toni pacati, molti sorrisi, complimenti all’Italia, ma nella sostanza la premier britannica Theresa May nel suo discorso tenuto a Firenze non ha fatto aperture negoziali, ed anzi, ha chiesto ancora qualcosa in più: di posticipare la Brexit di due anni, offrendo in cambio la promessa di onorare tutti gli impegni finanziari e di continuare a collaborare con l’Europa soprattutto sul tema della sicurezza. Un’ unica, vaga concessione l’ha fatta sui diritti dei cittadini europei ora residenti in Gran Bretagna.
Nel suo discorso, May (che più e più volte ribadito la necessità di una reciproca fiducia) ha ricordato le radici comuni che affondano nel Rinascimento. Rendendo omaggio al lavoro che alcuni Paesi stanno facendo per una maggiore integrazione, aprendo “un nuovo capitolo” per l’Unione europea. Ha affermato che i britannici non vogliono essere “né spettatori, né vogliono ostacolare” questo percorso ma anzi intendono favorirlo. Ma i cittadini del Regno unito “vogliono maggior controllo sulle decisioni che influenzano le loro vite”, e “forse è per questo desiderio di controllo che non ci siamo mai sentiti a casa nell’Ue”, ha indicato la prima ministra.
“Dal 29 marzo 2019 non saremo più un Paese membro dell’Ue, non siederemo più al Consiglio europeo e non avremo eurodeputati” a Strasburgo, e le relazioni tra Londra e Bruxelles dovranno svilupparsi “in un modo nuovo”, ma prima che si raggiunga un accordo su un nuovo partenariato, in particolare per quanto riguarda la partecipazione al Mercato unico “bisogna prendere in considerazione l’attuazione di un periodo di implementazione di circa due anni”, nel quale “l’accesso ai reciproci mercati dovrebbe proseguire nei termini attuali”. La premier offre la “garanzia che il periodo di implementazione serve a preparare per il cambiamento” e che “deve essere limitato nel tempo, che non andrà avanti per sempre”.
La premier ha promesso “di onorare gli impegni (economici, ndr) presi nel periodo di membership”, e anzi ha chiesto di “continuare a prendere parte a programmi che sono vantaggiosi” per i britannici, come quelli nei campi delle “scienze, educazione, cultura e sicurezza reciproca”, e nel farlo “parteciperà ai loro costi”. “Occorrerà del tempo per introdurre i nuovi sistemi e regimi concordati, basti pensare alla questione del controllo dei confini, che richiederà una registrazione dei cittadini residenti nel Regno Unito che continueranno a vivere e lavorare nel Paese”, ha detto May.
In questo periodo che potrebbe essere di due anni ma “anche meno” i cittadini europei “che vorranno venire in Gran Bretagna potranno farlo ma chiederemo loro di registrarsi”, ha specificato la premier. Gli europei che ora sono in Gran Bretagna, invece, godranno “anche in futuro” dei diritti che hanno adesso, ma solo “se ci sarà reciprocità” con l’Ue. La premier britannica si è rivolta ai “600mila italiani che vivono nel Regno Unito” e con loro agli altri europei nell’isola, così come ai britannici nel continente, affermando che “vogliamo che restino e che possano continuare a vivere come prima”, garantendo che mantenere per loro gli stessi diritti del periodo di appartenenza all’Ue è una priorità dei negoziati. “Sto offrendo garanzie concrete e nessuno può mettere in dubbio il nostro rigore e la nostra capacità” di garantire questi diritti.
Per quanto riguarda il futuro accordo economico May prospetta qualcosa che sia una via di mezzo tra quello appena stipulato dall’Ue con il Canada, il Ceta, e il Mercato Unico anche se “nessuno dei due sarebbe l’opzione migliore per il Regno Unito”, in quanto restare nel Mercato Unico significherebbe “adottare automaticamente le nuove regole Ue” senza avere però più voce in capitolo sulla loro scrittura, mentre il libero scambio con il Canada “rappresenterebbe una forte restrizione all’accesso reciproco ai nostri mercati che non beneficerebbe nessuna delle nostre economie”.
Nel Mercato unico le quattro libertà (di movimento di persone, capitali, merci e servizi) per gli europei “sono indivisibili” e comportano un “giusto equilibrio tra diritti e doveri” e per questo “non possiamo pretendere di averne i vantaggi senza gli obblighi”, ha riconosciuto May, che ha ipotizzato “un nuovo quadro di diritti e obblighi con un equilibrio differente”, una nuova “partnership economica” che si fondi sul fatto che la posizione del Regno Unito nei confronti dell’Europa è “senza precedenti” e differente da quella di tutti gli altri Paesi terzi che hanno o che stipuleranno un accordo economico con Bruxelles.
May ha insistito molto sull’importanza di lavorare insieme nel settore della sicurezza e ha chiesto un “nuovo ambizioso e comprensivo quadro per la futura sicurezza, per l’applicazione della legge e la cooperazione nella giustizia”, che “completerebbe le estese e mature relazioni bi-laterali che abbiamo già con gli amici europei per promuovere la nostra sicurezza comune” e che abbia l’ambizione “di costruire un modello che sia sostenuto dai nostri principi condivisi, e includa elevati standard di protezione dei dati e dei diritti umani”.
La premier ha affrontato anche uno dei temi che più divide Bruxelles da Londra, la giurisdizione della Corte Ue sul territorio britannico almeno per la protezione dei diritti dei cittadini Ue che resteranno sull’isola. “Voglio integrare pienamente il nostro (futuro, ndr) accordo nella legislazione britannica e assicurare che i tribunali britannici possano fare riferimento direttamente a esso”, aggiungendo che “laddove esista incertezza circa una legge Ue, voglio che i tribunali britannici siano in grado di tener conto delle sentenze della Corte di giustizia europea per assicurare un’interpretazione coerente”. Differente il discorso per quanto riguarda le dispute su questioni economiche tra i due futuri partner. “Né Corte Ue né quella del Regno Unito potranno risolvere le dispute” che potrebbero nascere in quanto “non sarebbe giusto per la Corte di una parte possa avere giurisdizione sull’altra”. Per questo, ha detto, “sono fiduciosa che sapremo trovare un meccanismo appropriato per risolvere eventuali controversie”.
Sull’Irlanda del Nord, la prima ministra ha confermato i progressi sottolineati dal capo negoziatore Ue, Michel Barnier, dopo il terzo round negoziale. Entrambe le parti sono intenzionate a “difendere il processo di pace”, quindi “non accetteremo nessuna barriera fisica” all’unico confine di terra tra Uk e Ue ha promesso May.