Bruxelles – Si alza la tensione in Catalogna, dove il governo locale ha chiamato i cittadini ad un referendum sull’indipendenza dalla Spagna il primo ottobre che il governo di Madrid sta osteggiando in ogni modo.
Tra ieri notte e questa mattina la Guardia Civile spagnola ha perquisito numerosi uffici del governo regionale della Catalogna a Barcellona, in particolare quelli della presidenza e delle relazioni con l’estero, ha detto un portavoce del governo catalano. L’operazione di polizia lanciata dal governo di Madrid si chiama “Anubis”, il nome del dio egizio della mummificazione e dei cimiteri, protettore del mondo dei morti.
Il capo del governo catalano, Carles Puigdemont, dopo una riunione d’urgenza questa mattina, ha affermato che “lo Stato spagnolo ha sospeso di fatto l’autogoverno ed ha applicato di fatto uno stato d’emergenza”.
E’ stato arrestato Josep Maria Jové il braccio destro del vice presidente dell’esecutivo regionale, che è a capo dell’organizzazione della consultazione, insieme ad altri 13 funzionari del governo locale che lavorano con lui. Tra gli arrestati anche Xavi Puig, responsabile Informazione e Comunicazione del governo catalano. Una folla ha tentato di impedirne il fermo, e ci sono stati momenti di tensione.
La stretta di polizia avviene mentre in tutta la regione sono in corso i preparativi per il referendum, appoggiato pubblicamente da circa 700 di 960 sindaci catalani, benché anche la Corte costituzionale lo abbia dichiarato illegittimo. Da Madrid è arrivato l’ordine, in corso di esecuzione, di sequestrare urne e ogni materiale destinato allo svolgimento della consultazione popolare. Ieri sono stati sequestrati sembra alcuni milioni di volantini ad uno spedizioniere, oggi quasi 10milioni di schede elettorali in una tipografia. Sono anche state sospese ferie e permessi per i funzionari di polizia “impegnati nel far rispettare la decisione della Corte costituzionale”.
Una riunione d’urgenza del governo locale si è tenuta questa mattina a Barcellona.
Reunió extraordinària del Consell Executiu al #Palau de la Generalitat pic.twitter.com/nJb3rCjAnN
— Govern de Catalunya (@govern) September 20, 2017
Il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy, incontrando la stampa questa mattina, ha insistito nella sua posizione che il referendum “non si può svolgere, è antidemocratico”, e che dunque farà tutto il possibile per impedirlo.
Pido una rectificación y volver a la normalidad. El referéndum no se puede celebrar, la soberanía es de todos los españoles pic.twitter.com/IX5XC8HqkE
— Mariano Rajoy Brey (@marianorajoy) September 20, 2017
Intanto a Barcellona decine di migliaia di contestatori pro referendum stanno scendendo in strada, bloccando il centro della città, per protestare contro gli interventi della polizia nazionale. I Mossos, la polizia catalana, è invece schierata con il governo locale, ma si è impegnata a rispettare la sentenza della Corte costituzionale, pur evitando di esporsi troppo verso la cittadinanza.
La sindaca di Barcellona Ada Colau ha definito in un tweet quanto sta succedendo in città “uno scandalo democratico”, poiché si perquisiscono “le istituzioni e si arrestano cariche pubbliche per motivi politici. Difendiamo le istituzioni catalane”.
https://twitter.com/AdaColau/status/910410999328624640
La Catalogna, secondo i sondaggi, è molto divisa sulla questione dell’indipendenza, e non è affatto detto che un referendum potrebbe vincere. A settembre 2015 i partiti pro-separatisti hanno avuto solo il 47,6 per cento dei voti alle regionali, anche se questo risultati ha permesso loro di avere una minima maggioranza di 72 seggi nel parlamento catalano di 135 seggi. Però, sempre secondo i sondaggi, almeno il 70 per cento dei catalani vorrebbe che un referendum si tenesse.
Como ha ocurrido en otros registros, los manifestantes depositan una urna delante de los agentes reivindicando poder votar el 1de octubre. pic.twitter.com/p1oihYn9hN
— Guillem Andrés (@Guillem_Andres) September 20, 2017
“Gli arresti operati questa mattina dalla polizia spagnola rappresentano un ulteriore allarmante aggravamento di un conflitto che di giorno in giorno diventa sempre più aspro e dagli esiti imprevedibili”, ha dichiarato Piero Fassino (Pd), secondo cui è necessario “fermare questa spirale e ritornare al dialogo”. L’eurodeputato leghista Mario Borghezio si schiera in difesa dei “fratelli catalani”, parlando di “atti di privazione di libertà, inconcepibili nell’Europa dei popoli e dei diritti”.