Migrazioni. Il viaggio in poesia di Eunews continua con una canzone di Gaucelm Faidit, trovatore francese vissuto tra il 1170 e il 1202 circa. Nei versi qui sotto riportati, l’esperienza dell’autore si mescola con quella di infiniti altri uomini e finisce per diventare uno spunto di riflessione sul viaggio e chi lo compie. Pur con gravi tormenti, si salverà dal mare e dai “gravi tormenti” chi ha buone intenzioni.
GAUCELM FAIDIT
Canzone 53 [III]
Dal baratro fondo del mare
e dalle molestie dei porti
come dal rischioso stretto
sono salvo, per grazia di Dio,
per cui ora posso raccontare
che pena grande io v’ho sofferto
e che gravi tormenti.
Poiché piace a Dio che ritorni
con cuore lieto nel Limosino,
da dove mesto mi allontanai,
a lui do merito e dell’onore
e del ritorno, poiché li concede.
[…]
Ora non tem o né mare né vento,
maestrale, libeccio o ponente
né la nave mi fa ondeggiare
e non mi dà ormai paura
rapida nave corsara e galea.
Ha ragione e non è nel torto
chi, per conquistarsi Dio,
e per mettere l’anima a salvo
tante angustie deve sopportare;
ma a colui che per rapinare
e con intenzione malvagia
va per mare, ove tanto si soffre,
si dà spesso che, ritenendo
d’elevarsi, sprofonda in breve,
sì che più non avendo speranza
ogni cosa abbandona e disperde:
l’anima e il corpo e l’oro e l’argento.