Bruxelles- Uno scandalo legato alla pedofilia fa crollare il governo islandese. Il primo ministro Bjarni Benediktsson è stato costretto alle dimissioni dopo che è venuto alla luce che, con l’appoggio del suo partito, aveva “coperto” il padre, che aveva a sua volta agito per “riabilitare” un uomo che aveva abusato sessualmente della figliastra, per dodici anni, dai 5 ai 17.
La rottura della coalizione tra il partito Bright Future e quello del primo ministro è stata inevitabile, dopo appena un anno di mandato, dopo che il precedente capo dell’esecutivo Sigmundur Davíð Gunnlaugsson fu costretto a dimettersi all’indomani di un altro scandalo, quello dei Panama Papers.
Benediktsson, con il consenso del suo Indipendence party, invece si era tenuto per sé, prima di essere costretto a comunicarlo alla stampa da una risoluzione del Parlamento, l’invio di una lettera con la quale suo padre chiedeva la riabilitazione di un uomo che aveva abusato della figliastra per dodici anni ed aveva scontato oltre 5 anni di carcere. La legge islandese prevede la figura giuridica della riabilitazione, per la quel è necessaria la testimonianza scritta di un amico del reo che affermi il successo del percorso riabilitativo.
Inizialmente il Ministero della Giustizia, guidato dal membro del partito di Benediktsson Sigríður Á. Andersen, aveva rifiutato di rivelare chi aveva scritto la lettera per l’uomo condannato per pedofilia. Ma sulla questione fu istituita una commissione parlamentare che ha stabilito che il ministero era andato oltre le leggi sulla libertà di informazione. Dunque il governo ha dovuto rivelare che era stato proprio il padre del premier a scrivere la lettera.
Adesso gli scenari per il futuro governo sembrano aprire ad una leadership del Partito Progressista o un meno probabile nuovo governo di coalizione tra l’attuale partito alla guida dell’esecutivo e un altro partito, anche se non c’è nulla di confermato.