Migrazioni. Il viaggio in poesia di Eunews continua Orazio, uno dei più importanti poeti latini, nato a Venosa nel 65 a. C.. Il componimento qui riportato è tratto dagli Epòdi, una raccolta di diciassette poesie. Orazio invita i “migliori” concittadini a fuggire da Roma in seguito alla battaglia di Filippi che vide l’esercito repubblicano comandato da Bruto scontrarsi con le forze di Cesare Ottaviano.
ORAZIO
Libro degli Epòdi, n.16, vv. 15-40
[…]
Tutti, o i migliori fra voi, chiedono come possibile
affrancarsi da queste sventure:
unica soluzione è andarsene, come i focesi,
che fra le maledizioni abbandonarono
terra e case, lasciando che lupi ingordi e cinghiali
nei templi facessero la loro tana;
andarsene alla ventura o per mare dove porta
la furia di scirocco e libeccio.
Approvate? o v’è miglior consiglio? perché indugiamo
a imbarcarci, visti i buoni auspici?
Ma prima di questo giuriamo: “Sia lecito tornare
solo quando dal fondo verranno a galla i sassi,
e si osi spiegare le vele per la patria, quando
il Po lambirà le cime del Matino
e dall’alto l’Appennino strapiomberà nel mare,
o per strane voglie un portento d’amore
scambierà le parti, e la tigre si piegherà al cervo,
la colomba affascinerà il nibbio,
gli armenti arditi non temeranno i fulvi leoni
e un caprone liscio s’innamorerà del mare”.
Giurate questo e tutto ciò che può impedire il dolce
ritorno; partiamo cittadini,
tutti o il meglio del gregge incallito; illusi gli imbelli
rimangano in queste tane maledette.
Ma voi, voi coraggiosi, bandite i pianti da femmina
e volate oltre i lidi etruschi.
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