Bruxelles – Gli aiuti allo sviluppo Ue impiegati in Africa per arrestare i flussi migratori sono inadeguati e falliranno. Questo è ciò che sostiene l’Ong Global health advocates, sulla base dei risultati contenuti nel suo ultimo rapporto “Misplaced Trust: diverting Eu aid to stop migration. The Eu Emergency Trust Fund for Africa”, frutto di interviste condotte in Senegal, in Niger e anche a Bruxelles. Secondo l’Ong, gli aiuti allo sviluppo che con 3 miliardi di euro di budget avrebbero l’obiettivo di finanziare programmi a lungo termine per sradicare la povertà dei paesi partner, in realtà fanno esattamente il contrario di quello per cui sono stati concepiti: promuovono soluzioni rapide e a breve termine e senza coinvolgere i governi locali e la società civile.
Il fondo fiduciario d’emergenza dell’Ue per l’Africa, accusa la Global health advocates, “è basato su una strategia viziata e un processo poco trasparente, che contraddice i principi di buona governance: nessun bando pubblico per l’assegnazione dei fondi, nessuna consultazione con gli attori locali, priorità data a progetti a breve termine e sviluppo di strategie retroattive quando ormai la maggior parte dei fondi è già stata assegnata”.
Oltre a ciò, il rapporto dell’Ong evidenza che l’Ue sta appaltando il controllo dei flussi migratori a paesi quali la Libia ed il Niger, che hanno finito per aumentare il proprio bilancio per la sicurezza e la difesa, a discapito di investimenti in settori chiave come istruzione e salute. Un risultato ben lontano dall’intento originario di promuovere soluzioni sostenibili per la popolazione locale e che, secondo la Global health advocates, “dimostra che la volontà dell’Ue di bloccare rapidamente i flussi migratori illegali ha prevalso sulla ricerca di soluzioni più attente”.
Per questo, Fanny Voitzwinkler, responsabile per l’Ue di Global health advocates, sostiene che il Fondo fiduciario dell’Ue costituisca uno strumento di comunicazione politica adottato dall’Ue per mostrare ai cittadini che le istituzioni stanno rispondendo rapidamente alla crisi migratoria. “Usando i soldi degli aiuti allo sviluppo come merce di scambio per forzare la collaborazione dei Paesi africani sulle questioni migratorie – ha affermato Voitzwinkler – l’Ue sta macchiando la propria immagine di attore di primo piano delle politiche di cooperazione e sviluppo”.
Della stessa opinione è l’eurodeputata socialista Elly Schlein (S&D), membro della commissione Sviluppo del Parlamento europeo: “L’attuale strategia di utilizzo degli aiuti allo sviluppo è molto preoccupante”, ha affermato Schlein. “Gli aiuti saranno sempre più diretti verso paesi e regioni che si trovano sulle rotte migratorie verso l’Europa, a discapito di altri paesi più poveri”, ha aggiunto, sottolineando che, invece, secondo quanto previsto dai trattati “gli aiuti devono essere finalizzati allo sradicamento della povertà”. “Costruire muri in Africa non diminuisce povertà e diseguaglianze, ma le aumenta”, ha concluso l’eurodeputata.