Bruxelles – Europa ipocrita e complice di un business criminale: queste le accuse rivolte da Medici senza frontiere (Msf) in una lettera aperta inviata alle istituzioni europee e agli Stati membri, i cui governi, si legge nella missiva, “alimentano il business della sofferenza in Libia”.
“La riduzione delle partenze dalle coste libiche è stata celebrata come un successo nel prevenire le morti in mare e combattere le reti di trafficanti, ma sappiamo bene quello che succede in Libia”, hanno scritto Joanne Liu, presidente internazionale di Msf, e Loris De Filippi, presidente di Msf Italia. “Il dramma che migranti e rifugiati stanno vivendo in Libia dovrebbe scioccare la coscienza collettiva dei cittadini e dei leader dell’Europa”, i quali invece, accusano gli attivisti, “sono accecati dall’obiettivo di tenere le persone fuori dall’Europa”. “Le politiche e i finanziamenti europei stanno contribuendo a fermare i barconi in partenza dalla Libia, ma in questo modo non fanno che alimentare un sistema criminale di abusi”. Ecco perché le celebrazioni europee per i successi raggiunti in termini di consentimento dei flussi migratori sulla rotta del mediterraneo, vengono etichettati da Msf come “pura ipocrisia o, nella peggiore, cinica complicità con il business criminale”.
E ancora, continua la lettera: “Le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l’altra. Gli uomini ci hanno raccontato come a gruppi siano costretti a correre nudi nel cortile finché collassano esausti. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate. Tutte le persone che abbiamo incontrato avevano le lacrime agli occhi e continuavano ripetutamente a chiedere di uscire da lì”.
Ciò che chiedono Liu e De Filippi è che i migranti possano avere accesso a “protezione, asilo e quando possibile migliori procedure di rimpatrio volontario”. “L’accordo Ue-Turchia del 2016 e tutte le atrocità che abbiamo visto in Grecia, Francia, nei Balcani e altrove ancora indicano una prospettiva sempre più definita, fatta di frontiere chiuse e respingimenti. Tutto questo toglie qualunque alternativa alle persone che cercano modi sicuri e legali di raggiungere l’Europa”. Persone che, come sottolineato nella lettera, si trovano invece ad essere “sempre più spinte nelle reti di trafficanti”. “So che non ci sono bacchette magiche – ha concluso Liu – ma almeno bisogna smettere di rimandare le persone in quella terra da incubo che è la Libia oggi”.
Da Lubiana, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha parlato dei risultati positivi ottenuti in termini di riduzioni degli sbarchi, grazie alle politiche adottate dal governo e al sostegno ricevuto dall’Ue. Bruxelles, invece, ha fatto sapere di essere “consapevole” delle condizioni “scandalose e inumane” a cui sono costretti i migranti nei campi di detenzione in Libia. A parlare è la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini, Catherine Ray, ammettendo il “coinvolgimento” dell’Ue che però “vuole cambiare la situazione”. “La priorità di Msf e dell’ Ue è quella di salvare le vite, proteggere le persone e rompere il business del traffico di esseri umani”, ha chiarito la portavoce che ha ricordato le azioni già messe in campo da Bruxelles con finanziamenti pari a 180 milioni di euro, a sostegno dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in Libia. E sulle condizioni dei centri di accoglienza del Paese sono arrivati anche i commenti della commissaria Ue al commercio, Cecilia Malmström, che ha parlato di “prigioni”. La commissaria, ex-responsabile dell’esecutivo europeo in tema di migrazioni, ha ammesso che “già qualche anno fa la situazione era abominevole e da allora non ho letto in nessun rapporto che la situazione sia migliorata”