Bruxelles – Maggiore fiducia tra Stati membri e interoperabilità dei sistemi informativi: questo è ciò che serve, secondo Dimitris Avramopoulos, commissario europeo agli Affari interni per combattere il terrorismo sul suolo europeo. “Gli attacchi di Barcellona, Turku, Londra, Stoccolma e Berlino lo dimostrano chiaramente”, ha affermato il commissario di fronte agli eurodeputati della commissione per le Libertà civili del Parlamento europeo.
Avramopoulos ha rivendicato che nell’ultimo anno, gli Stati membri dell’Ue hanno saputo utilizzare i sistemi di raccolta e scambio di informazioni come quello Schengen, Eurodac, Prüm e altri ancora, mostrando “notevoli miglioramenti”. “Tuttavia – ha affermato – è necessario fare di più”. “In molti degli ultimi attacchi che si sono verificati, – ha spiegato il commissario – scambi di informazioni più rapidi efficaci avrebbero potuto salvare delle vite”.
Ciò su cui bisogna migliorare, ha insistito Avramopoulos, non è la quantità di informazioni che i sistemi mettono a disposizione, ma l’uso che ne viene fatto, puntando, soprattutto, sull’interoperabilità dei sistemi. “Qual è l’utilità di avere tutti questi sistemi se poi restano isolati tra loro?” ha domandato agli eurodeputati il commissario, ribadendo la necessità di realizzare collegamenti efficaci a livello sia nazionale che europeo. Per questo, l’intenzione della Commissione è quella di presentare una proposta sull’interoperabilità dei sistemi informativi entro la fine quest’anno. Proposta che, secondo i piani della Commissione, dovrebbe essere approvata e resa applicabile già entro il 2020.
La questione, tuttavia, è delicata visto che quando si parla di raccolta dati e scambio di informazioni, in gioco non c’è soltanto la capacità di garantire una maggiore sicurezza ai cittadini degli Stati europei, ma anche il rispetto dei diritti fondamentali di cui essi godono. Diritti come, tra gli altri, la protezione dei dati e il diritto alla privacy. E proprio su questo punto si sono sollevate critiche da parte di alcuni eurodeputati presenti in aula. Tra questi, Sophia In ‘t Veld, dei liberali Alde, che ha chiesto al commissario di non limitarsi a dire che durante al formulazione delle proposte, la commissione ha “consultato” organi quali il Garante della privacy europeo: “Ciò che vorrei sentir dire è che le proposte seguono i pareri ricevuti”, – ha affermato In ‘t Veld.
Preoccupato per le ricadute in termini di diritto alla privacy e protezione dei dati si è detto anche l’eurodeputato dei Verdi Jan Philipp Albrecht: “L’interoperabilità a prescindere è ciò che mi preoccupa e non può essere a favore della protezione dei dati”, ha affermato, oltre a richiamare l’attenzione del commissario anche sulla questione del codice di prenotazione Pnr. Tematica rilanciata anche dall’eurodeputata socialista Birgit Sippel, secondo la quale, vista la sentenza della Corte di giustizia dell’Ue che ha bocciato l’accordo relativo al Pnr tra Canada e Ue, proprio per ragioni legate al rispetto della privacy e della protezione dei dati e, vista la stretta somiglianza tra i due sistemi, “sarebbe necessario valutare se ci siano formulazioni simili, prima che il sistema venga applicato dagli Stati membri”.
La replica del commissario sui dubbi sollevati dagli eurodeputati non si è fatta attendere: “Abbiamo insistito perché i singoli sistemi rispettino i principi di necessità e proporzionalità”, ha assicurato. “Non stiamo costruendo un grande fratello”, ha infine affermato, chiarendo che “al contrario, l’interoperabilità non dovrebbe essere percepita come una minaccia ai diritti fondamentali, ma come qualcosa che protegge i diritti fondamentali, garantisce la sicurezza e la mobilità”.