Bruxelles – “Le opportunità devono essere uguali per tutti, perciò la Commissione non discrimina né nell’assunzione, né in altri contesti, ma dobbiamo fare di più per essere rappresentativi della società”. Il portavoce della Commissione Europea Margaritis Schinas risponde così alla lettera mandata da Amnesty International e altre 27 organizzazioni al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e al commissario per il Budget e le risorse umane Günther Oettinger, per lamentare la mancanza di misure specifiche che aumentino tra i dipendenti dell’esecutivo comunitario la presenza di persone appartenenti a minoranze etniche e religiose nella Strategia per l’inclusione e la diversità presentata il 19 luglio scorso.
Le associazioni avevano scritto di aver accolto con favore il progetto che vorrebbe più donne, persone anziane, con disabilità e della comunità Lgbt all’interno della Commissione, ma si erano dette preoccupate “riguardo la decisione di non considerare le persone appartenenti alle minoranze etniche e religiose come un gruppo a se stante”. Riprendendo le parole di Oettinger, avevano poi dichiarato che è “inaccettabile passare il messaggio che le persone devono essere valorizzate e accettate indipendentemente dall’età, del genere, dall’orientamento sessuale e della disabilità soltanto”, quando anche l’appartenenza etnica e religiosa potrebbe essere fonte di pregiudizi e discriminazione.
Per risolvere questo problema, le 28 organizzazioni avevano avanzato tre richieste. La prima riguardava una modifica “immediata” della Strategia “per includere minoranze etniche e religiose come gruppo specifico e per sviluppare misure apposite che assicurino che la Commissione sia un posto di lavoro giusto ed equo per questo gruppo”. Nella seconda si chiedeva che queste misure affrontino la mancanza di rappresentazione, la discriminazione nel luogo di lavoro e la necessità di trovare strutture che siano consone alla cultura e alla religione di queste minoranze all’interno della Commissione, soprattutto per quanto riguarda le donne. Nella terza si raccomandava di non prendere decisioni a riguardo senza essersi prima consultati con delle organizzazioni esperte in materia.