Sono le “legal highs”, droghe ‘lecite’ che vengono utilizzate in alternativa a cocaina ed ecstasy
Il picco di uso in Irlanda (16%), in Italia solo l’1%. “Problema crescente che porta gravi rischi”
“Le nuove sostanze psicoattive sono un problema sempre più grosso per gran parte dei Paesi europei e che comporta gravi rischi soprattutto per i giovani. Negli ultimi anni il loro mercato interno non ha avuto frontiere. Dobbiamo dotarci di norme comuni a livello dell’Ue per affrontare il problema”. Questo è quanto ha affermato oggi la vicepresidente Viviane Reding, commissaria per la Giustizia, presentando alla stampa la nuova proposta della Commissione volta a rafforzare le capacità di risposta dell’Unione europea alle “legal highs”, le nuove sostanze psicoattive utilizzate in alternativa alle droghe illecite quali cocaina ed ecstasy. Si tratta di stupefacenti che aggirano le regole, sostanze sintetiche e naturali non regolamentate che hanno così potuto inondare il mercato degli ‘smart shop’ e ‘head shop’.
In Europa, le nuove sostanze psicoattive rappresentano un problema sempre più diffuso. Solo nel 2013 è stata segnalata più di una nuova sostanza alla settimana. Il numero delle sostanze rilevate nell’Ue è triplicato tra il 2009 e il 2012 ed è per questo – secondo la Reding – che occorre affrontare con maggiore impegno il problema a livello europeo. Inoltre, con sempre maggior frequenza le sostanze sono disponibili anche via Internet e si diffondono con grande rapidità da uno Stato membro all’altro, tanto che l’80% delle nuove sostanze psicoattive è diffuso in più di una nazione.
Per la commissaria Bruxelles deve fornire una risposta più rapida ed efficace, nonché rimuovere immediatamente le sostanze nocive e che comportano i rischi più gravi dal mercato. La rilevanza del problema è acuita dal fatto che ad essere i più esposti ai rischi insiti nelle citate sostanze stupefacenti, sono soprattutto i giovani.
Il sondaggio Eurobarometro sul “rapporto tra i giovani e gli stupefacenti (Eurobarometer on “Youth attitudes on drugs”) evidenzia dati che, in alcuni casi, sono allarmanti: in media, il 5% dei giovani in Europa ha fatto uso delle cosiddette “legal highs”. In Irlanda il dato più eclatante: oltre il 16% dei giovani ha dichiarato di aver fatto uso di queste sostanze stupefacenti. Anche in Polonia, Lettonia e Regno Unito si registrano percentuali ben al di sopra della media europea. Virtuosa l’Italia in questo caso, con soltanto l’1% della popolazione giovanile ad aver dichiarato di averne fatto uso.
La proposta della Commissione, prevede un approccio commisurato ai potenziali rischi delle sostanze: quelle meno nocive saranno soggette a restrizioni nel mercato dei beni di consumo (fermi restando i vari usi industriali e commerciali legittimi) mentre le sostanze che presentano un livello di rischio più elevato saranno bandite da tutti i mercati. Nei casi più gravi sarà previsto un iter accelerato per la loro rimozione.
Oggi la procedura per vietare l’uso di una sostanza nell’Ue richiede almeno due anni. In futuro l’Unione potrà adottare decisioni entro dieci mesi e nei casi più gravi potrà decidere di ritirare immediatamente le sostanze dal mercato per il periodo di un anno. Tale disposizione permetterà di sottrarre la sostanza dalla disponibilità dei consumatori, fintanto che non sia stata completata un’approfondita valutazione dei rischi.
Attualmente non sono ammesse misure temporanee e la Commissione non può proporre una misura restrittiva nei confronti di una sostanza prima di aver ricevuto una relazione completa sulla valutazione dei rischi. Per entrare in vigore, le proposte della Commissione devono ora essere adottate dal Parlamento europeo e dagli Stati membri riuniti nel Consiglio dell’Unione europea.
M. F.