Bruxelles – I grandi di sempre contro chi grande vuole esserlo per un giorno, e per un giorno soltanto sovvertire gli ordini del calcio nazionale e soprattutto cittadino. Partick Thistle-Celtic, il derby di Glasgow meno noto, eppur interessante e ricco di spunti, come solo un derby sa essere. Il campionato scozzese stasera propone una delle prime sfide tutte da vivere, perché in fin dei conti in Scozia il calcio si vive e perché, si sa, spesso i derby non rispondono a regole nè pronostici. Basta questo per un incontro dall’esito scontato solo sulla carta e per la cabala.
Del Celtic non ci sarebbe quasi nulla da dire, ma solo qualcosa da ricordare a proposito delle sue ultime gesta sportiva. Esacampione, tanto per cominciare. I bianco-verdi di Glasgow hanno vinto le ultime sei edizioni della Scottish Premiership, la serie A di Scozia, e lo scorso campionato è stato chiuso con 106 punti e nessuna sconfitta al passivo. A coronamento di un’annata da consegnare alla storia, le vittorie anche in Coppa di Scozia e coppa di Lega. Un ‘triplete’ che non si verificava da 16 anni. Li chiamano “gli invincibili”, e sarebbe davvero difficile immaginare un appellativo diverso.
Ecco allora il Partick Thistle, la parte calcistica di Glasgow meno nobile perché assai meno blasonata. In bacheca appena una coppa di Scozia, peraltro vecchia praticamente di cento anni (1920-21), e una coppa di Lega (1971-72). Poco, ma non così poco. Perché gli unici trofei che si possono vantare sono stati vinti contro le altre due squadre cittadine. I Rangers nel 1921, e il Celtic, mezzo secolo più tardi. Non proprio poco per il Partick Thistle, tanti anni trascorsi in categorie minori e costantemente all’ombra delle due grandi, Rangers e Celtic, per l’appunto. Con quest’ultima nei derby il Partick Thistle non ha mai brillato, anzi, e i numeri della sfida sono lì a rammentarlo: 138 sconfitte, 26 vittorie, l’ultima delle quali il 2 maggio 1995. Una vita fa.
Decisamente peggio va da quando è iniziata la nuova vita, da quando esiste cioè l’era Premiership, l’assetto della massima serie stabilito con l’ultima riforma del campionato. Da allora diciotto sconfitte su diciannove incontri, con l’unico match utile in termini di punti trovato solo ad aprile scorso, quando Tomas Cerny si permise di parare un rigore al bomber Scott Sinclair davanti nello stadio del Celtic. Un piccolo capolavoro, come tale degno di essere ricordato e raccontato.
Le ambizioni e gli obiettivi non sono gli stessi, e non potrebbe essere altrimenti. Tra Partick Thistle e Celtic storie diverse, troppo diverse. Mondi lontani, che un risultato, quello meno atteso, ribalterebbe, e tanto basta a rendere questo derby avvincente. Tutto sarebbe capovolto, e capovolto davvero. La periferia che diventa centro, il conquistato che diventa conquistatore. Un avvenimento epocale, per un quartiere oggi di Glasgow una volta comune a sé. Perché Partick Thistle-Celtic stracittadina lo è diventata solo nel 1912, quando la grande città scozzese inglobò al suo interno il piccolo comune, Burgh, come si chiama secondo l’ordinamento amministrativo scozzese. Da allora in poi fu tutto un’unica cosa e tutta un’altra storia.
A Partick adesso vogliono scriverne un’altra ancora di storia, quella di una piccola che diventa grande, per un giorno. Vincitori sugli invincibili. Un sogno, e tutt’altro che proibito. Perché sognare non può essere proibito. Perché si dice che la palla è rotonda e che quindi, proprio per questo, tutto può succedere. E poi perchè un calcio senza sogni è un calcio senza magia.