Roma – Il Ceta è buon accordo, anzi no, il Ceta va bloccato. È la schizofrenia che sembra aver colpito Forza Italia riguardo alla ratifica dell’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada. In commissione Esteri al Senato, i componenti azzurri hanno già votato insieme con la maggioranza per respingere le richieste di rinvio delle opposizioni, e per esprimere un parere positivo alla ratifica che dovrà essere esaminata dall’Aula. Dopo la forte opposizione di Coldiretti e di altre organizzazioni sindacali e della società civile, però, all’interno del partito di Silvio Berlusconi è nata una fronda contraria all’intesa commerciale Ue-Canada.
“Questo trattato va contrastato con decisione”, ha tuonato oggi il deputato Roberto Occhiuto, tra i promotori, insieme con altri colleghi di partito, di un convegno a Montecitorio sui “mal…trattati”. Un appuntamento in cui i vari Ceta, Ttip e gli altri accordi commerciali negoziati dall’Ue sono stati indicati come potenziale fonte di guai più che di opportunità. “Dobbiamo assumere l’impegno di dire che noi non voteremo la ratifica del Ceta”, ha rincarato il deputato calabrese.
Sul serio Forza Italia si opporrà alla ratifica del Ceta? “Non lo so, non credo”, risponde a Eunews il vicepresidente della Camera, Simone Baldelli, il quale trova difficile che il partito possa assumere una posizione del genere. “Mi pare che al Senato abbiamo già votato a favore”, prosegue l’esponente azzurro, al quale preme chiarire che “il convegno di oggi non era di Forza Italia” ma organizzato da alcuni deputati del partito.
Una precisazione che, in verità, anche gli organizzatori hanno in qualche modo sottolineato, evidenziando che “più che parlamentari di Forza Italia siamo parlamentari del Mezzogiorno”. È infatti il Sud, secondo il professor Stefano Masini, docente di Diritto agroalimentare all’Università romana di Tor Vergata, a essere più penalizzato dalle ricadute negative che il Ceta rischia di portare con sé. Nella sua relazione, Masini sottolinea come, delle 271 indicazioni Dop e Igp europee tutelate dall’accordo (su 1321 totali), appena 41 sono quelle italiane (su 291 nazionali) e nell’elenco non figura alcun prodotto calabrese, appena un prodotto a testa per Campania e Puglia – la mozzarella di bufala in entrambi i casi – e tre prodotti per la Sicilia.
Il punto è però che, secondo Masini, anche quelle produzioni tipiche tutelate dal Ceta in linea teorica, nella pratica non lo sono. Perché “il Canada non è obbligato a fornire strumenti giuridici” per assicurare quella tutela, e perché “è ammessa la coesistenza tra i prodotti Dop e Igp e i marchi già registrati”, che evocano quei prodotti ma non hanno nulla a che fare con i territori dai quali provengono gli originali. “Se il compromesso che abbiamo raggiunto è così al ribasso”, chiosa il professore, “non va bene: abbiamo consegnato le chiavi di casa in mano ai ladri”.
Alcuni parlamentari azzurri come Occhiuto, convinti da questo ragionamento, si sono quindi messi sul piede di guerra contro la ratifica del Ceta. Appare tuttavia difficile che Forza Italia, partito liberale e liberista, tutto a un tratto senta pulsare una vena ‘no-global’ e decida di opporsi all’accordo di libero scambio. È più probabile che siano solo pochi deputati, per lo più del Sud, a sfilarsi da un voto a favore della ratifica, quando questa arriverà a Montecitorio. Un modo per poter tornare sui territori a chiedere il voto anche chi teme di essere danneggiato dall’intesa commerciale tra Ue e Canada.