Bruxelles – Ora Roger Federer è davvero leggenda. Il tennista svizzero vince a Wimbledon il suo ottavo torneo in carriera, aggiungendo quell’ultimo tassello mancante che ancora mancava per riscrivere la storia della disciplina sportiva. Nessuno prima d’ora era riuscito a vincere così tanto sui campi d’erba inglesi, e non a caso l’Atp, il massimo circuito maschile del tennis lo incorona “king of grass”, re dell’erba appunto. Sotto gli occhi del principe William e la consorte, la duchessa Cambridge, Federer compie “lo sgarbo”, comunque applauditissimo dai reali britannici, di spodestare dal trono di Wimbledon la gloria William Renshaw, il primo a vincere per sette volte la competizione d’oltre Manica. Un record che risaliva al lontanissimo 1889, anno della settima e ultima affermazione di Renshaw. Imprese solo eguagliate da Pete Sampras (tra il 1993 e il 2000) e dallo stesso Federer, che qui vinse l’ultima volta nel 2012. Da allora la stella dello svizzero sembrava aver smesso di brillare, ma cinque anni dopo, quando il tennis mondiale sembrava essere passato nelle mani, pardon, nelle racchette di altri interpreti, riecco Federer con un torneo da sogno.
“Alzare questo trofeo è magico, non ci credo”, le parole dell’otto volte campione a fine gara, tra il boato del pubblico riservato alla leggenda vivente del tennis, a questo punto è proprio il caso di dirlo. Lo svizzero non crede al modo in cui è giunta l’ultima, nuova vittoria a Wimbledon. Ci arriva da giocatore più anziano di sempre – 35 anni e 342 giorni – e soprattutto senza perdere mai neppure un set. Gli era già capitato, nel 2008. Allora come oggi è il momento del torneo perfetto, che ingigantisce il mito Federer. Questi non aveva invece dubbi sulla vittoria finale. “Se credi in te stesso e in quello che vuoi puoi arrivare lontano”. Proprio dove è arrivato il quasi trentaseienne di Basilea: oltre. Oltre i record, oltre i limiti, oltre sé stesso. Adesso sono diciannove i titoli in carriera del Grande slam – l’insieme delle competizioni più prestigiose di Melbourne (Australia Open, cemento), Parigi (Roland Garros, terra battuta), Londra (Wimbledon, erba) e New Yokr (US open, cemento) – e cercare di vincere il ventesimo non appare affatto proibitivo.
Federer ha fatto fin qui bottino pieno. Due tornei del grande slam, altrettante vittorie. A giugno ha deciso di non partecipare al Roland Garros proprio per preparare Wimbledon. Una scelta che ha dato ragione allo svizzero, aiutato oggi anche dalla sorte con l’infortunio al piede sinistro dell’avversario di finale Marin Cilic nel corso del secondo set. Un episodio che influenzato la partita, terminata in un’ora e quarantuno minuti, col punteggio finale di 6-3, 6-1, 6-4. Il croato ha stretto i denti, ma di questi tempi serve la forma migliore per sperare di poter avere le meglio su Re Roger. “Non mi sono mai arreso nella mia carriera, ed è quello che ho fatto anche questa volta cercando di dare il meglio”, le parole del croato. “E’ crudele giocare bene per l’intero torneo e non sentirsi bene in finale”, ha riconosciuto Federer a fine gara. “Devi essere orgoglioso – ha detto al rivale sconfitto – perché arrivare in finale è un grande traguardo. Congratulazioni”. E congratulazioni al nuovo re d’Inghilterra, quella del tennis