Bruxelles – La Commissione è pronta a considerare tutti i fattori rilevanti per la valutazione delle leggi di bilancio e le politiche degli Stati membri dell’Ue, e non solo la differenza tra correzioni strutturali richieste e quelle effettivamente compiute (differenziale noto come “output gap”). Gli Stati membri però devono comunque garantire “la piena attuazione” delle raccomandazioni specifiche dell’Ue. In sostanza non si vietano politiche nazionali di stimolo per la crescita, ma neppure si può deviare troppo dagli obiettivi di risanamento e dalle regole che li determinano. E’ questo il messaggio di Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis all’Italia contenuto nella lettera che i due commissari (Affari economici il primo, Stabilità dei mercati finanziari il secondo) hanno inviato al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. La lettera non è il frutto delle intenzioni annunciate da Renzi di aumentare la spesa nazionale e tenere il rapporto deficit/Pil al 2,9%, al limite del consentito per cinque anni. La lettera a firma Moscovici-Dombrovskis è la riposta alla richiesta avanzata da Padoan a giugno di compiere un aggiustamento strutturale dello 0,3% di Pil nel 2018 invece dello 0,8% previsto dal Def.
I due commissari chiariscono che la Commissione “utilizzerà ancora l’output gap per valutare gli aggiustamenti ciclici degli Stati membri, ma prenderà in considerazione anche altri indicatori” che incidono sulla frenata dell’economia, così come “la vulnerabilità del mercato a breve termine di ciascun paese e le sfide di sostenibilità a medio termine, incluse le prospettive di riduzione del debito”. A seguito di questa analisi “qualitativa” la Commissione europea “può in certi casi considerare come adeguato un aggiustamento di bilancio inferiore ai requisiti previsti dalle matrici” usate per la valutazione degli sforzi necessari per la correzione degli squilibri.
Il ministero dell’Economia giudica “importanti” gli elementi contenuti nella lettera appena fatta recapitare a Roma, in quanto “consentono alla Commissione di avallare un aggiustamento di bilancio anche inferiore a quanto prescritto dalla matrice della flessibilità, purché coerente con l’esigenza di ridurre il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo”. L’Italia, ricorda il dicastero di via XX settembre, tra il 2014 e il 2017 ha assicurato una costante riduzione del rapporto deficit/Pil (0,3% di Pil per anno) e la sostanziale stabilizzazione del rapporto debito/Pil (atteso in calo per l’anno in corso).
“Soddisfatto” il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. L’Italia, commenta da Trieste dove si trova per il Vertice dei Balcani occidentali, “ottiene ragione su un argomento fondamentale: e cioè che le regole si rispettano ma con un atteggiamento che tende a incoraggiare la crescita e non deprimerla”. E’ esattamente quello che l’Italia sosteneva con la lettera inviata a Bruxelles lo scorso 30 maggio. “La decisione della Commissione europea ci conforterà in questa linea”. L’Italia si vede riconosciuti dei margini di flessibilità che “non sono degli sconti all’Italia, sono dei margini all’idea che la crescita di oggi deve essere favorita e non depressa”.
Il governo comunque dovrà garantire “significativi” progressi nel percorso del miglioramento delle finanze pubbliche, ha ricordato Moscovici in conferenza stampa a Bruxelles. “Abbiamo tracciato un percorso costruttivo tra i margini possibili previsti dalle regole e le deviazioni non consentite. Non vogliamo incitare politiche ostili alla crescita”, ma nelle politiche economiche e nelle normative di bilancio “ci sono margini di deviazione che non saranno permessi perché le nostre regole non lo consentono”.