Roma – Pieno accordo sulla necessità di ridare vigore al progetto europeo, anche proseguendo il dialogo con i paesi dei Balcani occidentali per favorirne l’adesione all’Ue, ma quando si parla di migranti ognun per sé.
La sintonia tra il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, il capo di Stato francese, Emmanuel Macron, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è forte quando si parla della necessità di “un’Europa più forte e più coesa”. Lo sottolinea lo stesso inquilino di Palazzo Chigi dopo il trilaterale che lo ha visto ospitare i due colleghi a Trieste, prima di dare il via ai lavori del Vertice dei Balcani occidentali. L’affinità di vedute sparisce, invece, quando si affronta la questione migratoria.
Entrambi i leader stranieri manifestano “solidarietà” nei confronti del nostro Paese. Per Merkel “ha fatto un grande lavoro sui migranti”, e anche Macron è grato per questo. Ma quando si discute di accoglienza, la disponibilità dei partner rimane confinata ai rifugiati, una piccola parte del flusso complessivo. Pieno sostegno sui progetti per contrastare i trafficanti in Libia e rimuovere le cause di migrazione investendo nello sviluppo dei Paesi Africani. Ma i migranti economici che arrivano sulle coste italiane sono un altro conto, e tocca al nostro Paese farsene carico.
Lo spiega indirettamente Merkel: “Dobbiamo affrontare la lotta contro la migrazione illegale attraverso la cooperazione con l’Africa”, lo dice in maniera esplicita Macron: “Non possiamo accogliere uomini e donne che per motivi economici cercano di arrivare nel nostro Paese”. Il francese torna a sottolineare come rifugiati e migranti economici siano “due cose diverse”, e “non cederò allo spirito di confusione imperante”, tuona, ritenendo evidentemente che la chiarezza vuole che sia l’Italia a farsi carico di tutto il lavoro.
L’inquilino dell’Eliseo ammette che “la Francia non ha sempre fatto la propria parte sui rifugiati” ma “adesso stiamo accelerando i processi”. Tuttavia, conferma, la disponibilità all’accoglienza riguarda solo chi ha diritto all’asilo, e soltanto quando questo diritto viene riconosciuto.