Roma – “È un rischio pensare che Emmanuel Macron abbia risolto tutti i problemi” sconfiggendo la nazionalista Marine le Pen alle presidenziali francesi. Davanti alla platea del convegno dell’Istituto per gli affari internazionali (Iai), “Europa: consigli per il futuro”, l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, avverte che sarebbe un errore ritenere di aver sconfitto una volta per tutte il vento nazionalista ed euroscettico. Non si può costruire l’integrazione europea con l’idea di “riprendere tutto come prima”. Bisogna cambiare “approccio”. Non più quello di Maastricht, di un’unione politica come naturale conseguenza di quella economica. L’integrazione politica, nel solco della “condivisione di sovranità”, va costruita senza passare per altre vie. E in fretta. “Abbiamo una finestra di soli sei mesi” per farlo, avverte Letta.
Ci sarà appena il lasso temporale, che va “da quando i tedeschi formeranno il nuovo governo fino a giugno-luglio 2018”. Allora inizierà “una terribile estate”, nel corso della quale interverranno 3 fattori che chiuderanno la finestra di opportunità. Letta li elenca: “Si entrerà nell’anno elettorale europeo”, quello prima del rinnovo delle istituzioni Ue, che “è un anno perso”; si giocherà “la partita” del successore di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea, e bisognerà “capire se sarà pro o contro le politiche di Draghi”; infine, sarà già passato un anno per Macron all’Eliseo, ed è prevedibile “un calo” di entusiasmo nei francesi e di spinta del presidente.
Prima che questi fattori spengano ogni ‘chance’, bisognerà “riscrivere i dieci comandamenti europei”. Una metafora con cui il decano dell’Università parigina SciencesPo spiega che “sono necessarie delle regole”. La solidarietà “tra Stati deve essere imposta”, continua, perché “gli Stati non sono individui a cui chiedere un gesto caritatevole”. Vale tanto per la solidarietà sui migranti, quanto per quella necessaria a un riequilibrio economico e fiscale tra i Paesi membri.
È un appuntamento al quale l’Italia si presenta in piena campagna elettorale, fa notare Letta. Emma Bonino, ex ministra degli Esteri e già commissaria Europea, lo descrive come un Paese escluso dal rinato “asse franco-tedesco”. Colpa della “situazione economica e dell’instabilità politica che pesano come un macigno. Non sappiamo quando si andrà a votare, ma nemmeno come”, rincara.
In questa condizione, secondo Letta, la sfida contro i nazionalisti e gli euroscettici si può vincere con “una leadership che spieghi che l’alternativa” all’integrazione europea “è peggio”. Però si tratta di “un processo alla San Tommaso”, in cui i cittadini devono “mettere la mano nel costato” per sentire i vantaggi dell’appartenenza all’Ue. Se non vedranno benefici, sarà difficile “far capire che la condivisione di sovranità è positiva”.