Bruxelles- Una delegazione del gruppo S&D (Socialisti e Democratici) al Parlamento europeo, che si occupa dell’uguaglianza tra i generi e dei diritti delle donne, visiterà Ragusa, in Sicilia, per valutare le condizioni del lavoro femminile nelle zone rurali. La missione durerà dal 29 giugno al 1 luglio, e le eurodeputate e gli eurodeputati, tra i quali l’italiana Michela Giuffrida, avranno l’occasione di incontrare le vittime degli abusi, le autorità locali, i rappresentanti della società civile e i vari stakeholders nel campo dei diritti delle donne.
La portavoce per i diritti delle donne e la parità di genere del gruppo S&D, Iratxe García Perez, sostiene che, nella campagna di Ragusa, i casi di sfruttamento lavorativo e sessuale hanno raggiunto un livello allarmante. Le donne più colpite sono le romene, le quali hanno sofferto di condizioni lavorative disumane e molte hanno anche subito violenze sessuali, alcune aggravate anche da gravidanze indesiderate. “È inaccettabile che i profitti vengano ricavati dallo sfruttamento” dichiara Perez.
La situazione ha spinto il governo romeno a collaborare con le autorità italiane, le quali hanno aperto centri di assistenza per le vittime. Il gruppo S&D, visitando Ragusa, vuole capire come l’Unione europea possa dare supporto per la prevenzione contro le violenze e il traffico di esseri umani.
“È chiaro che servano maggiori risorse umane e finanziare da dedicare all’attuazione della direttiva per la lotta contro lo sfruttamento lavorativo e sessuale, e per la protezione delle vittime. L’Ue farà finalmente un enorme passo in avanti con la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Il Gruppo S&D chiede agli Stati Membri Ue di mettere questi temi al centro dell’agenda politica”, indica Perez chiedendo, a nome del gruppo S&D, la collaborazione dei Paesi Ue per affrontare la situazione.
Perez pone inoltre l’accento su un’altra questione su cui a suo avviso bisogna concentrare l’attenzione, ovvero la questione dell’aborto sicuro e legale, perché più del 90% dei medici Siciliani sono ”obbiettori di coscienza”, sottolinea.