Bruxelles – Giudizio positivo del garante europeo sulla protezione dei dati Giovanni Buttarelli sull’iniziativa legislativa italiana riguardante la tracciabilità degli autori di contenuti nelle reti sociali. Un’iniziativa il cui “obiettivo di fondo non può che essere condivisibile”, viste le “esigenze sentite in ambito giuridico e anche nella comunità internazionale”, che chiede però di mantenere un occhio di riguardo alle normative europee e di partecipare maggiormente alla cooperazione internazionale.
In discussione alla commissione Lavori pubblici e comunicazione del Senato, il disegno di legge prevede l’introduzione di una delega al Governo per l’istituzione di sistemi, mezzi e regolamentazione, che permettano la tracciabilità degli autori di contenuti sulle piattaforme di reti sociali in caso di reati commessi mediante internet. Progetto che, per ovvie ragioni, pone una serie di questioni riguardanti le garanzie di protezione dei dati personali e riservatezza delle comunicazioni elettroniche.
Attenzione, dunque, alle normative europee che sono attualmente in discussione a Bruxelles su privacy e comunicazioni elettroniche: “La mia esortazione – ha affermato Buttarelli ieri in Senato – è di seguire il percorso del regolamento e-privacy”. La pubblicazione del rapporto del relatore al Parlamento europeo sulla cosiddetta direttiva e-privacy è prevista il prossimo 28 giugno e visto che il testo “sarà già abbastanza attendibile”, il legislatore italiano potrà “farci affidamento” per emendamenti o modifiche al progetto di legge.
Da considerare però, anche la questione della “territorialità fisica”. All’interno di uno spazio globale e privo di confini come il web, risulta del tutto inadeguato ragionare in termini di fisicità del territorio. Il problema di un’iniziativa come questa consiste nella sua “effettiva efficacia” ha spiegato Buttarelli. “Una norma nazionale di questo tipo, senza un’attività di cooperazione a livello internazionale potrebbe avere efficacia solo nell’ambito del territorio dello Stato”, dando la possibilità agli utenti di “eludere questo tipo di disciplina registrandosi presso le stesse piattaforme in altro modo”.
Buttarelli ha chiarito che alcuni pezzi delle informazioni necessarie per poter effettuare la tracciabilità completa degli utenti “sono in possesso di altri e richiedono un meccanismo di cooperazione internazionale”. Aspetto su cui l’Italia sembra essere piuttosto in difetto visto che Buttarelli si è detto stupito per il “basso livello applicazione” delle norme riguardanti azioni congiunte contenute nella Convenzione di Budapest sul cybercrime ratificata dall’Italia nel lontano giugno del 2008. “La convenzione di Budapest esortava i legislatori nazionali a cogliere un’opportunità che non è stata ancora colta nel nostro paese”, che sembra rimanere ancora troppo ancorato al concetto fisico del territorio.