Bruxelles – Il panorama di internet è cambiato, negli ultimi anni, ed è necessario intervenire per aggiornare il quadro normativo al fine di favorire lo sviluppo e la sostenibilità dell’industria creativa e dei media, rafforzare il mercato interno e garantire maggiore accesso ai contenuti. Occorre, tuttavia, fare in modo che le proposte non ostacolino gli effetti positivi di internet, non frenino il ruolo innovativo delle piattaforme e la disseminazione stessa dei contenuti in ambiente digitale.
Alcune misure proposte, in ambito europeo, anziché rafforzare il mercato unico digitale potrebbero produrre effetti distorsivi, conducendo paradossalmente a una maggiore frammentazione e aumentando il rischio di forum shopping. Un maggior grado di trasparenza dovrebbe essere un ulteriore obiettivo, in quanto condizione necessaria per lo sviluppo di nuovi modelli di business, innovazione, crescita e occupazione, alla base della creazione del mercato unico digitale. Sono le posizioni dell’Istituto per la Competitività (I-Com), illustrate oggi nella conferenza: “Reviewing DSM Strategy Impact on Media Industry”, presso il Parlamento europeo, alla presenza del vice rappresentante italiano a Bruxelles, ambasciatore Giovanni Pugliese, del Direttore Media Policy della DG Connect della Commissione Ue, Giuseppe Abbamonte, e di membri del Parlamento europeo, nonché rappresentanti di aziende e associazioni del settore internet e dei media. L’evento è stato ospitato dal deputato europeo del Gruppo dei Socialisti e democratici, Brando Benifei.
Al centro del dibattito alcuni dossier “caldi” varati dalla Commissione europea nel quadro della Creazione di un Mercato Unico Digitale per adattare il quadro normativo del settore dei media alle nuove sfide della rete, alla luce della impetuosa crescita dei consumi on line di contenuti audiovisivi, quali film, serie tv, animazione, musica e giochi.
Un’analisi curata dall’Osservatorio Media di I-Com, analizza alcune questioni chiave sulle quali è forte l’attenzione delle Istituzioni europee, degli Stati Membri e degli operatori del settore, dalla riforma del copyright alle nuove regole a carico di tv, servizi on demand per la promozione e circolazione delle opere europee, alle misure nei confronti delle piattaforme contro l’incitamento all’odio e alla violenza a tutela dei minori e dei consumatori, fino alla possibilità di far viaggiare oltre frontiera i contenuti su dispositivi mobili.
Uno degli aspetti più critici evidenziati dallo studio è la revisione del regime di responsabilità per gli intermediari online, sollevato nella revisione della direttiva Copyright e, in certa misura, anche nella direttiva Servizi Media Audiovisivi. “Una regolazione future proof – dichiara Stefano da Empoli, Presidente di I-Com – dovrebbe tener conto degli interessi e delle esigenze economiche dei player tradizionali, ai quali va ascritta una parte importante della produzione di contenuti, ma senza disconoscere la rivoluzione di Internet e delle nuove modalità di fruizione”.
“Lo scopo è ambizioso, a causa della complessità dei temi in discussione – sottolinea Giulia Elena Berni, senior research fellow di I-Com e autrice del paper – uno degli obiettivi della Commissione è andare incontro alle esigenze dei consumatori, in termini di maggiore accesso ai contenuti online e di rimozione delle barriere alla libera circolazione dei contenuti. Tuttavia, le proposte presentate fino ad oggi – prosegue Berni – hanno sollevato alcuni dubbi sul loro essere ‘future proof’ e davvero in grado di promuovere l’innovazione. Ora che il mercato audiovisivo è sempre più convergente e la Commissione ritiene accettabile un certo livello di deregolamentazione, l’imposizione di regole troppo stringenti sarebbe un paradosso. Pertanto incoraggiare la co-regolamentazione sembra l’approccio giusto per elaborare soluzioni e ottenere risultati che, per differenti ragioni, sarebbe difficile realizzare con la mera applicazione di norme”.