Bruxelles – La prima ministra britannica, Theresa May, se rieletta, sarebbe pronta a fare piazza pulita di alcune leggi sulla tutela dei diritti umani che dovessero “ostacolare” la caccia ai presunti terroristi. Lo ha annunciato la premier conservatrice durante un comizio nell’ultimo giorno di campagna elettorale prima del voto dell’8 giugno, spiegando che intende rendere più semplice l’espulsione dei presunti jihadisti e di voler “limitare la libertà di espressione e di movimento” di coloro che rappresentano una minaccia.
“Voglio rendere più facile per le autorità l’espulsione di presunti terroristi verso i loro Paesi di provenienza. E voglio fare di più per limitare la libertà di movimento delle persone sospettate di terrorismo quando abbiamo indicazioni sufficienti per dire che costituiscono una minaccia, ma non abbastanza per portarli in tribunale”, ha dichiarato May da Slough, nel Berkshire, rispondendo in questo modo alle critiche del suo rivale, il laburista Jeremy Corbyn, che l’accusa di essere responsabile per gli attentati delle ultime settimane perché ha tagliato i fondi alla sicurezza nazionale durante i 6 anni da ministra degli Interni del governo di David Cameron.
I'm clear: if human rights laws get in the way of tackling extremism and terrorism, we will change those laws to keep British people safe. pic.twitter.com/8EfUJYUDMK
— Theresa May (@theresa_may) June 6, 2017
Vigilia incandescente, dunque, alla vigilia del voto, con l’ultimo sprint dei candidati per spostare il voto degli indecisi, che farà la differenza nel testa a testa tra Corbyn e May pronosticato dai recenti sondaggi. A rincarare la dose ci pensa il ministro degli esteri, Boris Johnson, affermando che “Jeremy Corbyn è stato per 30 anni amico dei terroristi di mezzo mondo”, facendo riferimento ai contatti noti e trasparenti che il leader laburista ha avuto nel corso della sua lunga carriera politica con militanti nord-irlandesi o con rappresentanti palestinesi di Hamas in Medio Oriente nel suo lavoro per il raggiungimento della pace. Secca, anche in questo caso, la replica di Corbyn, che evita di rispondere alle accuse di Johnson ribadendo ancora una volta le responsabilità di May per i recenti attacchi terroristici: “Se May fosse ancora ministro degli Interni, dopo quello che è accaduto sarebbero in molti a chiedere le sue dimissioni”.
Le urne saranno aperte tutta la giornata dell’8 giugno, dalle 7 del mattino alle 22, con i primi exit poll annunciati dalla Bbc subito dopo la chiusura dei seggi, alle 23 ora italiana. La sicurezza nazionale sembra essere diventata l’asticella che farà pendere il voto per una o l’altra sponda. In una gara a chi la dice più grossa, i leader dei principali partiti britannici lanciano gli ultimi colpi nel giorno prima delle elezioni, in una campagna elettorale dominata in larga parte dalla Brexit. “Soltanto noi conservatori possiamo offrire una leadership forte e stabile”, aveva sostenuto pochi giorni fa la premier conservatrice parlando dei negoziati con l’Unione europea, aggiungendo che “l’alternativa è una coalizione del caos guidata da Corbyn”. Una coalizione possibile se, come certi sondaggi rivelano, il risultato finale si giocherà su pochi seggi, rendendo probabile un governo di coalizione tra laburisti e liberali, con l’appoggio del partito Nazionalista scozzese.