Bruxelles – “Bisogna passare da un comunicato di intenti ad un vero e proprio piano d’azione dell’Unione europea per le relazioni culturali internazionali”. Lo ha ribadito il presidente del Gruppo III (che rappresenta le organizzazioni della società civile) del Comitato economico e sociale europeo (Cese), Luca Jahier, in un’intervista rilasciata a Eunews, in occasione della comunicazione congiunta della Commissione europea sul parere “Verso una strategia dell’Unione europea per le relazioni culturali internazionali”, di cui Jahier è relatore.
“Siamo stati consultati dalla Commissione per questo parere congiunto”, dichiara Jahier, “e quello che possiamo dire è che questa comunicazione è un’ottima notizia, una delle migliori dell’Ue non solo per il tema, ma anche perché fa una rassegna completa di ciò che l’Ue sta già facendo e di quali sinergie si potrebbero catalizzare per migliorarsi”. Il dirigente del Cese, sottolineando il rischio che questo proclama rimanga “un semplice catalogo”, fa una prima raccomandazione all’esecutivo comunitario, chiedendo di dare vita a un “piano d’azione” che deve “contenere dei criteri di coordinamento e di governance chiari, una strategia, delle priorità e una disciplina della sussidiarietà per coinvolgere gli Stati membri, in quanto non può fare tutto l’Unione europea, e deve prevedere come far partecipare gli attori principali, ovvero i protagonisti del settore. La cultura non la fanno gli Stati o le istituzioni europee, ma gli artisti, le imprese culturali, i musicisti e così via”. Una seconda raccomandazione riguarda invece l’apporto che la cultura può dare nelle relazioni con i Paesi terzi, quel “ponte” che permette il dialogo tra i diversi attori internazionali. La cultura, infatti può diventare “quella buona narrazione e quello strumento capace di contrastare la propaganda usata da molti altri Paesi nella politica internazionale, perché l’Ue è un incontro di dialogo tra le diversità”. “Lavorare sulla cultura come ponte, sulla protezione dei beni culturali, sulla difesa del diritto di espressione degli artisti”, continua Jahier, “diventa un’arma straordinaria per la promozione dei diritti e della pace fondata sul rispetto della diversità e sui principi della democrazia”.
Poi il presidente tocca il tema dei recenti attacchi terroristici, sottolineando l’importanza di togliere “gli spazi di reclutamento” ai terroristi anche e soprattutto attraverso un investimento in cultura, inteso come “strumento capace di penetrare nelle realtà più chiuse, per aprire le porte al dialogo riconoscendo le diverse identità culturali”. “Esportare la democrazia con i cannoni”, ricorda il responsabile del Cese, “non ha funzionato e anzi i danni si vedono ancora oggi, come con l’attentato a Kabul o il disastro della Libia”. La diplomazia culturale, secondo Jaier, deve diventare la “terza gamba” del soft power europeo: “Sull’innalzamento degli standard sui diritti umani l’Ue c’è da sempre, sugli aiuti umanitari ci sta lavorando, sulla cultura può diventare oggi il terzo pilastro di questo impegno, mobilitando cittadini, artisti e imprese culturali che rappresentano un enorme bacino di energie positive”. Per questo, sottolinea il presidente, “i terroristi hanno preso di mira degli eventi culturali come a Manchester e Parigi, perché sono luoghi di positività e di energia per il futuro”.
Parole di plauso sono arrivate infine anche per il lavoro svolto dall’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, in quanto “fortemente determinata” a ribadire l’importanza della cultura nella politica internazionale. “Va rafforzata la sua posizione e il suo impegno in questo ambito”, ribadisce Jahier, in quanto “ci sono molte resistenze interne” che frenano e per questo “serve una vera strategia dell’Ue” su questo ambito. Il merito di Mogherini, secondo il funzionario del Cese, è “l’aver portato in alto questo tema dentro la Commissione e di aver fatto capire che nell’integrazione si possono catalizzare molte più opportunità”.