Bruxelles – Amareggiata per l’abbandono ma con poche preoccupazioni per il futuro dell’Unione europea a 27. Mercedes Bresso, eurodeputata dal Pd e già presidente della Regione Piemonte e del Comitato delle Regioni, professore di Economia al Politecnico di Torino, non teme grandi problemi dal negoziato per la Brexit che inizierà il 19 giugno, perché “l’Unione europea si è ben preparata, abbiamo tutto molto chiaro e soprattutto abbiamo il coltello dalla parte del manico, sappiamo come fare”.
La incontriamo al termine di un workshop che ha organizzato a Bruxelles sulle politiche di coesione, sulle quali c’è grande dibattito per come saranno dopo il 2020, con il nuovo programma pluriennale. “Le politiche di coesione devono continuare ad esistere per tutte le Regioni, perché senza molti territori sarebbero in sostanza abbandonati, perché questi interventi sono la principale fonte di investimenti per le zone rurali e di montagna”.
Eunews – Con la separazione dal Regno Unito però qualche scossone potrebbe arrivare, se non altro per i sistemi di calcolo, che sono basati sul Pil dell’Ue…
Bresso – “Non è scritto che la Brexit debba portare ad una riduzione dei fondi per Paesi come l’Italia. Con l’abbandono di Londra il Pil dell’Unione si abbasserà, e dunque qualche regione che è prossima la 75% del Pil europeo (livello oltre il quale gli aiuti di questi fondi crollano, ndr) potrebbe trovarsi a superarlo perché appunto cambierà il Pil medio, ma per l’Italia è un rischio marginale”.
E – Che le politiche di coesione vadano riviste però è un fatto assodato, e ci sono Paesi, che vorrebbero abolirle, chi vorrebbe riservarle solo alle Regioni più ricche perché facciano da traino…
B – “Come dicevo, questi fondi devono restare perché servono a fare politiche integrate nei territori, servono ad arrivare lì dove il Piano Juncker per gli investimenti non arriva perché il ritorno è poco attraente per i privati. Devono però cambiare le regole, ci vuole una sola regolamentazione per tutto e regole contabili più semplici, bilanciate da una maggiore attenzione ai risultati che devono essere creazione di posti di lavoro, sviluppo, aumento del Pil. Lo dico alla Commissione europea, per evitare gli abusi si devono tagliare i dettagli burocratici e misurare invece i risultati”.
E – In questa sala dove avete tenuto il workshop c’erano parlamentari irlandesi, scozzesi, molto preoccupati per il dopo Brexit anche su questi temi.
B – “In Scozia e Irlanda del Nord hanno usato molto bene i fondi Ue e sanno che Londra non gli darà mai altrettanto, mentre da Bruxelles i sodi sono sempre arrivati. Le zone con maggiori difficoltà non avranno più trasferimenti e lo sanno”.
E – Entriamo di più nel tema Brexit, lei ha preoccupazioni per i nostri scambi commerciali con il Regno Unito?
B – “Mah, ci sono vari aspetti. Dal punto di vista della logistica non vedo grandi problemi, quella con la Gran Bretagna è una frontiera piccola, l’Isola non è più uno snodo per gli scambi transoceanici, noi abbiamo grandi porti come Amburgo e Rotterdam, e poi ci sono quelli italiani… non vedo qui un gran problema. Forse l’introduzione di dazi potrebbe avere qualche ripercussione sulle nostre esportazioni, ma in buona parte noi italiani lì vendiamo bendi di “lusso”, sui quali un piccolo aumento di prezzo non incide così tanto per la scelta dei consumatori, in quella fascia. Per l’Ue questa in realtà è una grande opportunità, perché per anni la Gran Bretagna sarà senza accordi commerciali, avrà solo le regole del Wto. Tutti perdiamo qualcosa con questo divorzio, ma noi molto molto meno di loro”.
E- Restiamo un mercato enorme e ricco.
B – “In tutto il Mondo si scegli l’Ue come interlocutore privilegiato, non un Paese pur ricco ma solo. Certo anche a noi converrebbe mantenere un Mercato unico, non solo a loro, ma ripeto, Londra ha molti di più di noi da perdere”.
E- Siamo pronti al negoziato? Il governo britannico fa la voce grossa…
B – “L’Ue è ben preparata, abbiamo tutto chiaro, e abbiamo il coltello dalla parte del manico. Per loro invece saranno dieci anni di caos commerciale tanto che credo che alla fine resteranno nel Mercato unico accettando la libera circolazione delle persone. Altrimenti sarebbe davvero darsi la zappa sui piedi, e se ne accorgeranno durante la fase transitoria che ci sarà subito dopo la separazione, quando dovranno accettare tutte le regole europee senza poter partecipare a deciderle”.
E – Mi sembra molto ottimista.
B – “Beh, con è che con Londra sia sempre andato tutto bene, ad esempio sono stati dei concorrenti, in campo commerciale, alle volte sleali. Senza di loro sarà più facile lavorare all’Europa della Difesa, che Londra ha sempre osteggiato e che ora diventa possibile. Avere una Difesa comune vuol dire anche avere tutta la “filiera militare” di industria e ricerca, che potrà favorire alleanze europee di imprese”
E – Il negoziato per la separazione insomma non dovrebbe riservare cattive sorprese secondo lei.
B – “L’abbandono di Londra mi amareggia, ma è anche evidente che l’Ue è pronta, ha dimostrato di avere una burocrazia efficiente, in grado di affrontare in modo chiaro e trasparente la situazione. Sul sito della Commissione o del Parlamento si trovano tutti i documenti, ogni cittadino può informarsi su tutto, al contrario di quanto avviene in Gran Bretagna. Siamo e restiamo amici di Londra, ma saremo molto determinati a difendere gli interessi dei nostri cittadini. In questi anni, nei confronti della Gran Bretagna, abbiamo dimostrato flessibilità e disponibilità. Sono state rifiutate, e ora andremo avanti come bulldozer”.