Bruxelles – “Non ci sentiamo soli in questa lotta se sappiamo che c’è tutta questa presenza e questa solidarietà”. Julio Borges, presidente dell’assemblea nazionale del Venezuela, è venuto in visita a Bruxelles per incontrare i leader Ue e chiedere il sostegno dell’Europa all’opposzione contro il governo di Nicolàs Maduro. “Quella che stiamo vivendo in Venezuela è una violenza atroce”, ha affermato Borges in conferenza stampa dopo un incontro con il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani. Il bilancio delle vittime degli scontri avvenuti durante le proteste contro il governo è salito a più di 60 e soltanto ieri è arrivata la notizia dell’uccisione di un manifestante di 21 anni. Borges ha chiesto aiuto affinché “coloro che sono colpevoli di violazioni contro i diritti umani vengano sanzionati dall’Ue” perché “la violazione dei diritti umani non può avere frontiere”.
Pieno sostegno all’appello del venezuelano è arrivato da parte di Tajani: “Dobbiamo agire subito. Bisogna valutare misure concrete, quali la possibilità di emanare sanzioni contro le più alte cariche dello Stato venezuelano”, ha affermato il presidente. Lo stesso Tajani, che era già stato protagonista di uno scontro con un deputato venezuelano a Firenze per aver definito il paese “non democratico”, ha espresso la sua solidarietà e ha annunciato più volte l’intenzione di inviare una lettera al presidente della Commissione Jean-Claude Jucker e al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk per valutare le possibili misure da intraprendere. “Manifestare pacificamente è un diritto fondamentale del popolo del venezuelano che va rispettato. Inoltre, non si dimentichi che in Venezuela vivono 600mila europei e la loro sicurezza e benessere è una nostra preoccupazione”.
Nessun dettaglio sulle eventuali azioni promosse dall’Ue da parte di Tajani che, tuttavia, ha espresso rassicurazioni sulla portata specifica delle misure. Misure che non sarebbero adottate “contro i venezuelani, ma contro coloro che non rispettano i diritti umani”. Nessun tipo di ingerenza o intervento nelle decisioni interne del Venezuela, dunque, ma soltanto una “risposta alla chiamata del popolo venezuelano che soffre e chiede aiuto a tutto il mondo”.