Bruxelles – Le cose potrebbero andare meglio, molto meglio. La ripresa c’è e gli scenari sono meno negativi rispetto a pochi mesi fa e soprattutto rispetto ai tempi della crisi, eppure la crescita è più contenuta di quello che potrebbe e pure l’ottimismo è minore di quanto si possa pensare. L’Eurozona è vittima delle sue paure, è ferma sulle sue crisi di fiducia interne. Qualcosa da superare, per completare un processo di integrazione che non si può lasciare a metà. Questo il passaggio più significativo del presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso dell’audizione in commissione Affari economici del Parlamento europeo. “L’Unione economica e monetaria rimane fragile, e va completata”. Ciò non soltanto in ragione del fatto che “l’Euro è irreversibile”, ma soprattutto per la capacità di garantire stabilità. Se si paragona la situazione attuale con quella della crisi, occorre “pensare a sistema che non possa essere attaccato come in passato”. Occorre, in sostanza, superare i limiti dell’area Euro. “La fragilità deriva dal mancato completamento” dell’unione economica e monetaria, ricorda Draghi. Il sistema dell’Euro “è incompleto per diverse cause”, una fra tutte è che “non esiste una capacità di bilancio, concetto inerente a qualunque unione monetaria”. Per arrivare a un bilancio dell’Eurozona “occorrono due condizioni: che gli Stati si fidino più l’un l’altro, e che ci sia convergenza delle politiche economiche”.
Gli Stati non si fidano gli uni degli altri e non fanno le riforme. Quest’ultima cosa Draghi la ripete da sempre, fin dal primo giorno del suo insediamento a Francoforte. Qui la Banca centrale può sopperire all’assenza di azione dei governi. La politica monetaria accomodante ne è la riprova. L’Eurozona “ne ha ancora bisogno”, e dunque questo insieme di provvedimenti “resterà in vigore finché il livello di inflazione sarà sostenibile”. Certo, se ci fosse il lavoro delle amministrazioni nazionali, sarebbe meglio. Draghi sa che azioni nazionali di accompagnamento renderebbero più efficace l’azione della Bce in chiave di rafforzamento della stabilità del sistema Euro. Ma sulla fiducia la Bce ha poco da fare. La devono costruire e trovare i governi, che non hanno alternative. “Per arrivare a una capacità di bilancio federale abbiamo bisogno innanzitutto di fiducia”. Un concetto sottolineato a più riprese, nel corso dell’audizione. Solo così si va avanti, e l’Europa ha il bisogno di questo slancio, perché “un’unione per definizione eterogenea, è un’unione fragile”, e perché il momento sembra essere quello propizio, secondo Draghi. Le prospettive economiche dell’area dell’euro stanno migliorando e i rischi al ribasso stanno diminuendo. Ora o mai più. I segnali positivi “non devono distoglierci dai nostri doveri”. Il dovere di completare il sistema Ue, superando, se possibile, i dubbi.