Bruxelles – Mentre nel Mediterraneo muoiono decine di bambini e in Italia infuria ancora la polemica tra Frontex e le Ong accusate di collaborare con gli scafisti che portano i migranti dalla Libia al nostro Paese, intervengono nel dibattito anche gli armatori europei che rifiutano di essere trasformati in una parte “strutturale” nei salvataggi in mare dei migranti sostituendo nei fatti le autorità pubbliche in questo ruolo.
“Dei 1.629 salvataggi dell’Operazione tritone nel 2016 il 4% ha coinvolto navi mercantili, mentre quest’anno nei 470 salvataggi fatti la percentuale è salita al 12%”, denuncia la European Community Shipowners’ Associations (Ecsa).
“Spesso, le navi mercantili sono le prime a salvare i migranti. Secondo le convenzioni internazionali, i nostri capitani hanno un obbligo legale di aiutare le persone in difficoltà in mare e ovviamente rispetteremo questi impegni quando necessario”, afferma il presidente del gruppo di lavoro per la sicurezza marittima dell’ECSA, Jakob Paaske Larsen, che sottolinea però che “né le navi né gli equipaggi sono equipaggiati e addestrati a intraprendere salvataggi su larga scala”. Le navi commerciali “non dovrebbero diventare una parte permanente della soluzione a questo problema, la cui portata sembra crescere in proporzione alla disponibilità di piattaforme di salvataggio in mare”, afferma ancora Paaske Larsen secondo cui “occorre prendere in considerazione altre soluzioni più complesse”, per risolvere il problema della migrazione irregolare attraverso il Mediterraneo.
E oggi purtroppo c’è stata l’ennesima strage in mare con almeno 31 persone che sono annegate, tra cui molti bambini, in seguito al naufragio di un barcone al largo del porto libico di Zuara. L’imbarcazione si è capovolta, non si sa se per un’onda o per un repentino spostamento delle circa 500 persone a bordo. Il comandante della Guardia costiera italiana, Cosimo Nicastro, alla Reuters ha parlato di “almeno 20 cadaveri scoperti in acqua”, mentre sono gli operatori dell’Ong Moas a far sapere di aver recuperato 31 corpi, per “la maggior parte bambini”. Non risultano altri dispersi.