Bruxelles – L’economia britannica, per sopravvivere alle “catastrofiche conseguenze economiche” legate alla Brexit, avrebbe bisogno di un flusso di migranti netto – altamente qualificati e non – di circa 200mila persone all’anno. A dirlo è uno studio condotto dal think tank d’Oltre Manica Global Future, (istituto sostenuto dagli imprenditori), secondo cui la scarsa produttività del Regno Unito, l’invecchiamento della popolazione e la mancanza di manodopera in settori chiave, come il servizio di sanità pubblica, sono i principali fattori che stabiliscono in 200mila la necessità dell’economia britannica.
Il rapporto, nel dettaglio, critica il lavoro di Conservatori e Laburisti che “hanno rifiutato di essere onesti con il popolo britannico”, stabilendo un livello massimo di migranti accettati dal Regno di Elisabetta II esattamente uguale alla metà del numero emerso dallo studio (circa 100mila persone). Global Future avverte che se il regno Unito rigetta l’idea di flessibilità nel mondo del lavoro, potrebbe affrontare un decennio di lenta crescita, simile a quella vissuta dall’economia giapponese.
La relazione sostiene che la crisi del mercato del lavoro britannico probabilmente diventerà acuta nel breve termine a meno che i ministri non diano un “forte segnale” durante i negoziati per la Brexit nelle discussioni che riguardano Regno Unito, residenti dell’Ue e immigrazione. La cifra calcolata nel report, infatti, tiene conto di tutte le tipologie di migrazioni, sia di cittadini Ue che di quelli non Ue, e si basa su un’analisi macroeconomica, per settore, delle principali carenze di manodopera. In particolare, nel settore sanitario è previsto una necessità di 47mila lavoratori migranti all’anno altamente qualificati, ben superiore all’attuale flusso proveniente, prevalentemente, dall’Unione europea. Per i lavori industriali dove non è richiesto un alto livello di istruzione, invece, il rapporto evidenzia una forte dipendenza dalle migrazioni, con circa 60mila persone richieste all’anno.
“In queste elezioni politiche i leader politici non sono riusciti a dimostrare l’ipotesi che meno immigrazione sarebbe buona per la Gran Bretagna”, ha dichiarato il fondatore di Global Future, Gurnek Bains, sottolineando che questa tesi “potrebbe aiutare particolari politici a vincere le elezioni, ma elettori e interessi nazionali ne risulterebbero perdenti”. Infine, Bains lancia l’allarme ribadendo che “chi sostiene che riducendo l’immigrazione si risolveranno tutti i problemi non solo illude gli elettori, ma rischia di mandare in malora l’intero Paese”.