Roma – “Noi non abbiamo nessun contatto verso la Libia. Vi dico io chi ce li ha: sono sicuramente gli organi dell’Unione europea”. Axel Grafmanns, direttore dell’Ong tedesca Sea-watch, respinge le accuse contro le organizzazioni umanitarie che effettuano salvataggi nel Mediterraneo Centrale, e contrattacca lanciando sospetti sull’attività di addestramento della Guardia costiera libica a opera della missione europea EunavFor Med, che con l’operazione Sophia ha il compito di contrastare il traffico di migranti. “Io vi propongo di fare un’audizione con i responsabili di EunavFor Med per capire se non siano loro che hanno contatti criminali”, dice Graffmanns ai parlamentari del Comitato Schengen.
L’attivista tedesco ritiene che “il Partner dell’Ue in Libia”, ovvero il governo di Fāyez al-Sarrāj, sia “un’organizzazione che tiene sotto controllo tre quartieri a Tripoli”. Alla luce di questa situazione e delle “informazioni in nostro possesso”, chiede rivolgendosi direttamente “alle istituzioni dell’Unione europea: quali sono i vostri rapporti con la Guardia costiera libica? Vi siete chiesti se sia il caso di formarli? Perché sicuramente loro hanno dei contatti con gli scafisti”.
Le accuse di Grafmanns appaiono non circostanziate né supportate da evidenze, a la pari dei generici sospetti lanciati dal direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, o dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, sembrano destinate ad alimentare ulteriormente il muro contro muro tra chi vede nell’attività delle Ong la creazione di corridoi non autorizzati per l’arrivo di migranti in Europa, e chi difende delle operazioni fondate su un dovere internazionalmente sancito dalle leggi del mare, quello di salvare chiunque si trovi in condizioni di pericolo in acqua.