Roma – “Il negoziato tra Cina e Unione europea è faticoso”, e le relazioni tra Pechino e Bruxelles “non si risolvono con la bacchetta magica”. Al termine della sua visita nel Paese del Dragone asiatico, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, non nasconde le difficoltà dei rapporti con il regime comunista che ambisce a essere riconosciuto come economia di mercato. Riconoscimento che rientra in una “dinamica piuttosto complessa”, nella quale l’Ue ha scelto “di non prendere di petto il tema ma di diluirlo in una decisione più generale sui criteri anti-dumping”. Ciò può essere interpretato dalla Cina come la conferma delle “difficoltà o come un passo avanti”, ma “sicuramente non è un passo indietro”, aggiunge il premier, convinto che ci siano sì dei “settori da tutelare”, ma questo non deve impedire di “vedere in modo rilevante i rapporti degli scambi tra Ue e Cina”.
Il confronto resta complicato, dunque, ma per l’inquilino di Palazzo Chigi c’è un elemento che può fare da “ponte” per favorire relazioni più strette: il progetto cinese ‘One belt one road’, ovvero una serie di investimenti per realizzare una ‘Nuova via della seta’ che favorisca i commerci internazionali. Una strategia che per quanto riguarda l’Italia, ha fruttato un accordo per l’istituzione di un fondo da 100milioni di euro a beneficio delle piccole e medie imprese, e una manifestazione di interesse da parte di Pechino a investire nello sviluppo dei porti di Venezia e Genova come snodi – “non in alternativa al porto del Pireo”, precisa Gentiloni – in grado di collegare i traffici commerciali con la rete autostradale europea.
Per il capo dell’esecutivo italiano, questa ‘Nuova via della seta’ non ha solo una portata economica ma “ha un significato anche politico”. Da solo “non cancella le difficoltà nei rapporti” tra Ue e Cina, ma “è un segnale che nel mondo di oggi”, caratterizzato da spinte per un ritorno al protezionismo, “va nella direzione giusta”.