Gli scali di Rotterdam e Amburgo impediscono di fare partire le navi in direzione Giappone
Reykjavík ha ripreso la caccia a questi animali in via d’estinzione dopo due anni di stop
Dall’Islanda era partito a giugno e in Islanda ha fatto ritorno ieri, ancora perfettamente intatto. Nessuno ha voluto un carico di 130 tonnellate di carne di balena. O meglio, nessuno ha voluto collaborare affinché il prodotto arrivasse in Giappone, terra in cui questo tipo di carne ha il suo unico limitato mercato.
La nave contenente la carne di dieci cetacei aveva lasciato Reykjavik ormai il mese scorso prima di attraccare a Rotterdam per fare poi rotta verso l’oriente. Una volta scoperto il contenuto del container in arrivo dall’Islanda, però, il porto olandese ha deciso di non collaborare e anche la compagna tedesca di trasporti Samskip, lo scorso 11 luglio, ha annunciato di non avere intenzione di concludere l’esportazione, impegnandosi anche per il futuro a non trasportare carne di balena.
Una reazione simile il carico l’ha provocata anche ad Amburgo, porto in cui ha fatto il successivo scalo. Qui la compagnia Evergreen, scoperto che non si trattava di un normale carico di pesce surgelato, si è rifiutata di portare a termine la consegna. A questo punto, la nave contenente la carne di cetaceo ha ripreso il mare in direzione Reykjavik, dove è stata accolta dalle proteste degli ambientalisti.
“A parte il fatto che non esiste un modo umano di uccidere le balene, abbiamo a lungo sostenuto che è illogico continuare la caccia alle balene per un mercato morente e di fronte alla forte opposizione internazionale” ha dichiarato Robbie Marsland, direttore britannico di Ifaw (Fondo internazionale per il benessere degli animali). L’associazione animalista punta il dito contro Kristjan Loftsson, il principale baleniere islandese. “Sappiamo che Loftsson vuole continuare a uccidere questi animali in via di estinzione pur non avendo i mezzi di trasporto. Questo è assolutamente ridicolo. È tempo che il governo islandese si renda conto dell’effetto che le azioni di quest’uomo stanno avendo e prenda provvedimenti per impedirgli di arpionare ulteriormente l’economia e la reputazione del Paese”.
L’Islanda è una delle maggiori destinazioni in Europa per il ‘whale watching’ e l’anno scorso ha attirato 175mila osservatori di balene. Il Paese ha ripreso la caccia alle balenottere, animale in via d’estinzione e il secondo più grande della Terra, solo lo scorso anno, dopo averla sospesa nel 2011 e nel 2012, in parte a causa della crisi del suo principale mercato, quello giapponese. Circa 50 balenottere comuni sono state catturato finora in questa stagione su una quota di 154. Quota a cui se ne aggiunge un’altra di 216 per balenottere minori. La commissione internazionale per la caccia alle balene ha bandito questo tipo di pratica ma l’Islanda non accetta la decisione. Il Giappone, invece, dice di cacciare le balene solo a “fini scientifici”.
L. P.