Bruxelles – È un giudizio sostanzialmente positivo quello dato dalla Commissione europea al fenomeno della globalizzazione, nel rapporto pubblicato questa mattina dall’Istituzione di Bruxelles, nel quale si affrontano vantaggi, svantaggi e impatto della mondializzazione nel vecchio continente. Un fenomeno, però, che va gestito e regolato per evitare che gli effetti negativi ricadano sui cittadini europei, rendendo meno equa la distribuzione delle risorse.
Il documento, che fa parte di una serie di cinque promessi dalla Commissione Ue dopo il lancio del Libro bianco nel marzo scorso, nelle intenzioni della Commissione intende avviare un dibattito sul modo in cui l’Unione europea e i suoi Stati membri possano “influenzare” la globalizzazione, in modo da anticipare il futuro e migliorare la vita degli europei. In pratica, si tratta di “uno sguardo onesto” su ciò che di buono ha portato l’integrazione economica globale, tenendo presente le numerose sfide che attendono gli Stati membri nell’imminente futuro. Due sono i fronti lasciati aperti dalla riflessione della Commissione UE, per un dibattito “costruttivo”: quello esterno, incentrato sulla necessità di dare forma ad un ordine mondiale realmente sostenibile basato su norme condivise e applicate rigorosamente, e quello interno, proponendo la creazione di strumenti atti alla protezione dei cittadini, mediante politiche sociali “robuste”, investimenti nell’innovazione, formazione e istruzione, continuando ad assistere le regioni vulnerabili attraverso il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione.
“La globalizzazione, nel complesso, fa bene all’economia europea”, ha dichiarato Timmermans alla presentazione del rapporto, aggiungendo che “l’Unione europea deve contribuire a riscrivere le regole a livello mondiale, affinché il libero commercio sia anche un commercio equo”, per far si che “i benefici creino benessere per tutti gli europei”. “Serve un nuovo contratto sociale”, ha aggiunto il primo vice presidente, “che richiede l’impegno di tutti i livelli di governo”. Dello stesso avviso anche Katainen che ha ribadito l’importanza di “rendere più resilienti le nostre società e più competitive le nostre economie di fronte a un contesto in rapido mutamento”.
Infine, affrontando il tema dei nazionalismi, ritenuti la risposta “meno idonea” per affrontare i problemi di “questa quarta rivoluzione industriale”, il vice presidente Katainen ha espresso forti “dubbi” sulla fattibilità della proposta avanzata dal neo eletto presidente francese, Emmanuel Macron, di introdurre l’obbligo di “comprare europeo” negli appalti pubblici. “Sono contrario a regole artificiali che imporrebbero agli europei di acquistare prodotti europei, senza tenere conto della qualità”, ha infatti affermato il vice presidente.
Immediati anche i commenti delle principali forze politiche europee. “La globalizzazione non è il nostro nemico, ma è un’opportunità”, fanno sapere i popolari europei in una nota, dove ricordano che “essa significa lavoro e maggiori affari per le nostre imprese”. Plaudono all’iniziativa della Commissione anche il gruppo europeo dei Socialisti e democratici pur definendo il documento “non pienamente bilanciato”, puntando troppo sul mercato e non dicendo abbastanza sulle persone. Di tutt’altro avviso i Verdi europei che in una nota si chiedono quando “la Commissione Ue aprirà gli occhi sui rischi della globalizzazione”, ravvisando nel rapporto solo “proposte che lasciano il fenomeno senza controlli”.