Ora i diritti politici sono concessi solo alle tre maggiori etnie: croata, bosgnacca e serba
Se il Paese vuole portare a termine il processo di adesione per i ministri degli Esteri dei Ventotto “serve uno sforzo credibile” nel recepire i principi della Convenzione europea per i diritti umani
Se non vuole vedere compromesso il proprio percorso di adesione all’Unione europea la Bosnia-Erzegovina deve adeguare la propria costituzione alla Convenzione europea per i diritti umani prima delle elezioni politiche del 2014. È l’ennesimo ultimatum lanciato da Bruxelles al Paese balcanico, ritenuto “indietro” nel percorso necessario per poter ambire a un posto all’interno dell’Unione. I ministri degli Esteri dei Ventotto si dicono “preoccupati per la continua mancanza di progressi della Bosnia-Erzegovina nel processo che conduce all’Ue”. Per il governo di Sarajevo resta aperta la questione dell’adeguamento del diritto nazionale a quello europeo. “Negli ultimi tre anni” nessuno ha saputo rispondere a questo problema. La Costituzione bosniaca va riscritta in modo da contenere i principi della Convenzione europea per i diritti umani e non essere in conflitto con essa. Se vuole entrare in Europa “un sforzo credibile in tal senso resta necessario”. Per cui il consiglio Affari esteri invita la classe politica bosniaca a “trovare un accordo per attuare in via prioritaria le misure richieste”. Al Paese viene imposta anche una scadenza: le elezioni del 2014. L’Ue chiede passi avanti prima del cambio dell’attuale classe politica. Il consiglio è infatti “preoccupato per le possibili conseguenze in vista delle elezioni del 2014”.
Ciò che si chiede è trovare una modifica che possa permettere allo Stato di allinearsi agli altre nazioni europee. La riforma costituzionale, per rispettare la Convenzione europea per i diritti umani dovrebbe abolire le discriminazioni etniche. Al momento la Carta prevede in più parti la necessità di dare rappresentanza a ciascuno dei tre popoli costituenti (serbi, croati e bosgniacchi), ovvero le tre etnie riconosciute e la cui appartenenza si passa di padre in figlio. Questo principio è stato attuato attraverso le norme che impongono ai detentori di alcune cariche di appartenere a una delle tre etnie maggioritarie. Ciò comporta di conseguenza l’esclusione da tali cariche dei cittadini provenienti dalle minoranze nazionali, che rappresentano un piccolissima parte della popolazione ma sono comunque presenti ed esistenti, minoranze che non possono candidarsi alla Presidenza della Repubblica, né divenire membri della Camera dei Popoli. Inoltre la modifica della Costituzione bosniaca dovrebbe rispondere anche a un’altra richiesta dell’Ue: il rafforzamento del potere centrale. Si deve quindi modificare l’assetto del paese, diviso tra le tre etnie e le due entità politiche dello stato (Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina – o Srpska – e Federazione di Bosnia ed Erzegovina). Il processo di avvicinamento all’Unione Europea richiede il rafforzamento delle istituzioni centrali, ma i serbi bosniaci si oppongono con decisione al tentativo di ridimensionare le prerogative della Repubblica Srpska.
Renato Giannetti