Bruxelles – “Non ignoriamo in nessun modo le accuse di uccisioni, stupri e altre violenze contro la minoranza musulmana. Stiamo cercando di scoprire cosa sta succedendo”. Lo ha affermato oggi la consigliera di Stato del Myanmar (la vecchia Birmania), Aung San Suu Kyi, durante la conferenza stampa congiunta con l’alta rappresentante per la Politica estera Ue, Federica Mogherini, a Bruxelles.
La premio Nobel per la pace, oggi in visita nella Capitale europea, non si è sottratta alle domande dei giornalisti presenti, che le hanno chiesto perché il governo del suo Paese ignori le persecuzioni contro i Rohingya, comunità musulmana che vive nella regione del Rakhine, nel Nord Ovest del Myanmar. “Il problema del Rakhine risale al 18esimo secolo”, ha sottolineato la leader birmana conosciuta in tutto il mondo per la sua lotta contro il regime dittatoriale che ha tenuto in ostaggio il Paese per anni, “non potete pensare che noi siamo in grado di risolverlo da un giorno all’altro. L’unica cosa che chiediamo è tempo. Abbiamo persino istituito tre tribunali speciali per fare in modo che coloro che sono accusati di crimini non siano trattati ingiustamente. Sono confusa quando sento dire che non facciamo nulla per risolvere il problema. Finora abbiamo fatto tutto il possibile”.
La situazione della comunità musulmana è particolarmente tesa e l’accesso ai giornalisti stranieri nella regione è stato limitato dal governo. “Non so se sapete che un uomo musulmano è stato decapitato da alcuni estremisti dopo aver detto ad un giornalista che nel suo villaggio non erano state commesse atrocità. – ha risposto con calma Aung San Suu Kyi, ad una domanda sul blocco per i giornalisti – Gli assassini lo accusavano di collaborare con le autorità, nonostante avesse rilasciato una semplice intervista, non aveva detto nulla di più”.
Ad ogni modo il governo della Birmania “è impegnato a risolvere la questione”. Per questo la stessa consigliera di Stato ha istituito una commissione indipendente dal governo presieduta dall’ex segretario dell’Onu Kofi Annan, il quale ha redatto un rapporto con alcune raccomandazioni per l’esecutivo. “Stiamo lavorando con l’Ue per cercare di riportare armonia nella regione. Abbiamo accettato il rapporto di Kofi Annan e lo stiamo aggiornando sui progressi fatti”, ha dichiarato la birmana. “Uno dei problemi del Rakhine è che si tratta di una regione molto povera e sottosviluppata del Paese, nella quale tutti hanno paura di tutti”.
“Tutte le comunità devono essere riconosciute, ci aspettiamo che il governo birmano implementi le raccomandazioni fatte nel rapporto di Annan”, ha affermato da parte sua Mogherini. “In questo senso abbiamo apprezzato la determinazione e l’impegno che Aung ha promesso sulle raccomandazioni. Crediamo che questa sia la strada da intraprendere. Abbiamo discusso di come l’Ue può aiutare la Birmania, anche attraverso aiuti umanitari, a risolvere il problema”, ha aggiunto l’alta commissaria per la Politica estera dell’Ue.
Intanto l’Onu ha organizzato una missione investigativa per accertare i fatti accaduti nella regione in questione, ma il governo birmano continua a opporsi a questa mossa. “Si tratta dell’unico punto di divergenza della riunione”, ha detto Mogherini. “Questa missione per noi ha come obiettivo di fare luce su quanto successo in passato. In ogni caso siamo concentrati sul futuro e sull’implementazione del rapporto Annan”. “Non accettiamo le raccomandazioni che rischiano di dividere ulteriormente le comunità nel Rakhime”, ha commentato in merito Aung San Suu Kyi, concludendo che ciò “non ci aiuterebbe a risolvere i problemi che continuano a verificarsi”.