Roma – Una linea conciliante, non basata su intenti punitivi ma ferma su alcuni punti. Sarà questo l’orientamento del governo italiano che il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, manterrà sabato prossimo al Vertice europeo straordinario sulla Brexit. “Noi ci muoviamo con alcuni principi ispiratori”, spiega l’inquilino di Palazzo Chigi nell’Aula semideserta alla Camera, e “il primo al quale sono molto affezionato è che noi restiamo amici e alleati del Regno unito”.
Quindi “se qualcuno avesse in mente che la posizione inglese debba essere in qualche modo punita quasi con una vendetta esemplare che possa essere di insegnamento per altri Paesi” tentati di abbandonare l’Ue, “a mio parere compirebbe un grave errore”, indica il premier ammettendo che “in parte c’è questa sensibilità di qualcuno nel contesto dei 27”. Secondo Gentiloni, al contrario, deve prevalere “l’interesse a un accordo giusto, equo”. A suo avviso, “mettere in minoranza le spinte” di chi vuole uscire dall’Ue “non lo si fa perché si impartisce una dura lezione al Regno unito, ma lo si fa nella dinamica interna ai Paesi”.
Il secondo punto sul quale “noi siamo fermi” e che è “una posizione condivisa dal 90% dei Paesi Ue”, spiega Gentiloni, riguarda “l’idea che bisogna distinguere una prima fase in cui si negoziano le modalità di uscita e una seconda in cui si definisce il quadro dei nuovi rapporti”. Tuttavia, esistono “questioni che difficilmente possono restare appese” nel corso dei negoziati, e sulle quali dunque sarà possibile “stabilire degli accordi limitati e di durata ben definita”, perché se da un lato i trattati indicano in modo preciso la tempistica del divorzio, dall’altro non si sa quanto possano durare le trattative per un accordo sui rapporti futuri. Sulla nuova relazione che nascerà, Gentiloni ritiene che “una cosa è certa: il nuovo rapporto non può essere una sorta di mantenimento del Mercato unico ‘à la carte’”, con il Regno Unito che sceglie quali obblighi e privilegi mantenere e quali rigettare.
Un ulteriore aspetto “assolutamente cruciale” del negoziato è l’unità della posizione Ue. È fondamentale “sia per i 27 che per il Regno Unito”, ammonisce Gentiloni ricordando di averlo “detto più volte alla premier” britannica Theresa May. Immaginare di riuscire a dividere i 27, portandoli a puntare ai rispettivi interessi in ordine sparso, “può sembrare un vantaggio” per Londra, riconosce il capo dell’esecutivo italiano. Tuttavia, una simile impostazione rischia di rivelarsi “una pietra tombale sulla possibilità di raggiungere un accordo”, dal momento che l’intesa dovrebbe poi essere approvata da una maggioranza qualificata di Paesi membri.