Bruxelles – A ritirare il provvedimento contro la Central European University, l’Università di Budapest finanziata dal magnate americano George Soros non ci pensa proprio. Anzi, nel giorno in cui la Commissione europea ha dato il via a una procedura di infrazione contro l’Ungheria, il premier Viktor Orban è venuto al Parlamento europeo per difendere la legge e attaccare “lo speculatore americano”. “Io so che la forza, le dimensioni e il peso dell’Ungheria è limitato rispetto al peso vostro e a quello di Soros”, ha detto rivolto ai deputati Orban attaccando poi duramente l’imprenditore statunitense definendolo uno “speculatore finanziario americano che attacca l’Ungheria, che ha distrutto le vite di milioni di europei con le sue speculazioni e che ha fatto sì che l’Ungheria venisse punita a causa di sue speculazioni”. Per Orban Soros è “anche nemico dell’euro, sebbene sia molto stimato qui in Europa, tanto che viene ricevuto da più grandi leader europei”.
Gli emendamenti a una legge attuale dovrebbero consentire di sanzionare nel Paese gli Atenei che emettono diplomi senza averne i requisiti e afferma che le Università straniere possono essere attive in Ungheria solo se hanno anche una sede nel loro paese di provenienza, cosa che la Ceu di Soros non ha.
Il premier ungherese ha negato però il fatto che il provvedimento voluto dal suo Parlamento porterà alla chiusura della Ceu. “Lo ha detto il suo stesso rettore che l’Università non sarà messa a repentaglio da niente, quindi l’accusa è infondata, il fatto non sussiste, è come se si accusasse qualcuno di omicidio mentre la vittima è viva e vegeta”, ha affermato aggiungendo che si tratta solo di una “modifica di portata limitata” che non riguarda solo la Ceu ma “tocca 28 università straniere” e “non fa altro che armonizzare le norme, limitare gli abusi, chiedere trasparenza e porre fine ai privilegi delle Università straniere rispetto a quelle europee”.
“Vogliamo solo sapere con quali finanze e per quali interessi lavora una Ong”, ha concluso Orban assicurando che la legge “non lede il diritto costituzionale di far sentire propria voce, difendere i propri interessi e lavorare liberamente”.