Roma – Se le posizioni attorno al tavolo della trattativa tra Ue e Regno unito per la Brexit dovessero irrigidirsi, gli investitori non la prenderebbero bene. Lo indica il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, secondo il quale “non è da escludere che eventuali tensioni nei negoziati” possano portare a “nuovi episodi di volatilità finanziaria, specie se in combinazione con un ritorno di preoccupazioni dei mercati circa la coesione dell’Unione europea”.
In audizione davanti alle commissioni Esteri e Politiche Ue della Camera, il dirigente di Palazzo Koch rassicura però sul fatto che, tuttavia, “non c’è motivo di aspettarsi grandi ripercussioni dirette e immediate sull’economia e sul sistema bacario italiano” dal divorzio tra Londra e l’Ue. Ad esempio, anche nel caso che il processo porti a una grave recessione nel Regno unito tale da contrarre del 10% il volume delle esportazioni italiane dirette oltre Manica, “l’impatto sul Pil non supererebbe il quarto di punto percentuale”.
E che l’Italia non corra rischi particolare è un parere condiviso dal presidente della nostra Camera di commercio a Londra, Leonardo Simonelli Santi, il quale sottolinea che diversi studi danno come costante un surplus commerciale di 10 miliardi di euro per il nostro Paese. Ciò dipende principalmente da due motivi, spiega Simonelli Santi ai deputati: “da un lato è un mercato di sub-fornitura tra aziende”, dove Finmeccanica e il gruppo Fiat hanno un ruolo importante. Dall’altro lato perché l’export italiano è basato in particolare sulle eccellenze, come nel settore dell’agroalimentare, dove “c’è una clientela affezionata al prosciutto di parma, al pecorino, al parmigiano e ad altri prodotti” che vengono scelti “non perché costano poco ma perché sono buoni”. Ecco perché, l’agroalimentare italiano “è un settore su cui la Brexit non avrà un grande impatto”, e “non credo sia vero che i britannici smetteranno di bere prosecco, come sostiene il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson”, indica il presidente della Camera di commercio a Londra.